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 2016  maggio 03 Martedì calendario

Niente Borsa per Vicenza, e le banche crollano. Intanto Atlante con 1 miliardo e mezzo si prende il 99,33 per cento della Popolare

Salta la quotazione della Popolare di Vicenza, con il fondo Atlante che prenderà tutto l’aumento da 1,5 miliardi. Borsa spa, visto l’esito disastroso dell’offerta pubblica conclusasi venerdì, ha infatti ritenuto che non ci fossero i requisiti per l’ammissione agli scambi del titolo del tribolato istituto vicentino.
La decisione ha avuto ripercussioni immediate sui titoli delle banche italiane quotate. Al centro di vendite fin dal mattino, subito dopo lo stop all’Ipo sono state sospese in asta di volatilità Mps, Unicredit e Bpm. A fine giornata maglia nera è stato il Banco Popolare, che ha chiuso a -7,3%, seguito da Bpm (-6%), Mps (-5,5%), Carige (-5,3%), Ubi (-4,9%) e Unicredit (-3,6%).
D’altra parte i risultati dell’offerta non lasciavano spazio a deroghe rispetto al minimo del 25% di flottante stabilito dal regolamento di Borsa per essere ammessi agli scambi. Gli investitori istituzionali avevano prenotato il 5,07% del totale, ma di questi il 4,97% era stato prenotato da Mediobanca, quota che secondo Borsa non avrebbe potuto comunque essere considerata parte del flottante. Come titoli «scambiabili» sarebbe rimasto solo lo 0,1% richiesto da nove fondi d’investimento e lo 0,36% del pubblico indistinto, scorporando la quota dei vecchi azionisti che avevano prenotato il 2,19% dell’offerta.
La nuova Banca Popolare di Vicenza parte così con il fondo Atlante al 99,33% e il restante in mano a circa 119 mila soci, molti dei quali sono entrati con le azioni che valevano 62,5 euro ciascuna, il cui «peso» nell’azionariato passa dal 100% allo 0,67%.
Il fondo ha confermato che sosterrà «la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della banca, avendo come obiettivo prioritario l’interesse dei propri investitori», ovvero banche e assicurazioni che hanno impegnato complessivamente 4,2 miliardi per fornire al fondo la dotazione necessaria ad operare. 
La Popolare di Vicenza «è in sicurezza e l’importante è questo», ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, la banca che avrebbe dovuto sottoscrivere l’intero inoptato senza l’intervento di Atlante. «L’importante è che la banca abbia capitale a sufficienza per poter lavorare tranquillamente e questo obiettivo è stato raggiunto» mentre il tonfo delle banche dipende dal contenuto ancora «poco chiaro» delle misure varate dal governo per tagliare i tempi di recupero dei crediti. «Il mercato aspetta delle informazioni precise» dopodiché la reazione «sarà positiva», ha detto l’ad di Unicredit. 
Chi guarda il bicchiere mezzo pieno è Giuseppe Vegas, presidente della Consob: «Non mi aspettavo nient’altro. Se non c’era flottante, era ovvio. Non è detto che sia un brutto segnale. Dal male può anche venire una cosa buona, è una decisione del mercato e noi siamo ovviamente per il mercato». 
L’ad della Popolare, Francesco Iorio, la settimana scorsa si era detto «abbastanza sereno che la tematica del flottante non ci sarà e che la banca avrà moltissime probabilità, se non la quasi certezza di essere quotata». Ieri la retromarcia imposta dall’esito dell’offerta: «La cosa più importante era l’aumento di capitale per poter riprendere a lavorare in modo ordinato e ordinario. Questo è stato fatto, il mattoncino principale è stato messo, andiamo avanti con grande fiducia e determinazione». 
Per Iorio quindi il lavoro continuerà come prima, chiede l’agenzia Radiocor? «Certo. Direi proprio di sì», sottolinea. Quanto alla mancata ammissione a Piazza Affari, Iorio nota che la banca ha scontato «il momento di mercato molto negativo e un limite temporale molto stretto che ci ha imposto di procedere comunque».