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 2016  aprile 30 Sabato calendario

Ascesa e declino di Crispin Odey, gestore hedge sempre controcorrente

Una scommessa che costa carissima, almeno finora. L’ha fatta mesi fa Crispin Odey, uno dei gestori hedge più noti al mondo, inglese fin nelle viscere ma pronto a sostenere l’uscita del suo Paese dal circuito europeo. Per il money manager, alla guida di un gruppo che gestisce 11 miliardi di dollari, l’anno del referendum sulla Brexit finora è stato terribile: il suo Odey European Fund ha perso il 22% nelle prime due settimane dello scorso marzo, portando a -25% in bilancio da inizio 2016. A conti fatti, per il portafoglio di Odey significa una perdita secca di 200 milioni di sterline, che dal club dei miliardari lo retrocede a quello dei milionari, con «soli» 900 milioni di patrimonio. Il tutto dopo un anno già molto difficile, che ha visto il fondo, reduce da più di un decennio ininterrotto di successi, chiudere con una perdita di quasi il 13% rispetto al -3,6% della media degli hedge fund. Il disastro del 2016 è dovuto alla decisione, errata, di vendere allo scoperto titoli come Anglo American, Ashmore, Intu e Tullow che invece hanno avuto ottime performance in borsa. Per non parlare delle scommesse sbagliate sul deprezzamento del decennale giapponese o sul rafforzamento del dollaro australiano.
Odey si prepara dunque, se Brexit non sarà, a chiudere agli investitori terzi, come qualche mese fa ha fatto un altro supergestore hedge, Michael Platt, che ha trasformato il suo BlueCrest in un family office per gestire le ancora ingenti fortune personali? Nato nel 1959 nello Yorkshire, istruito alla Harrow School, Odey si è laureato in economia e storia alla prestigiosa Christ Church di Oxford. Nella finanza entrò quasi subito da una delle porti più prestigiose, il gruppo di gestione Framlington che alcuni anni più tardi venne rilevato da Axa, per poi approdare a Barings International dove gestì il fondo Baring European Growth Trust. Nel 1991 Odey, che qualche anno prima aveva sposato Prudence Murdoch, figlia più grande del tycoon dei media, per separarsene dopo 15 mesi, fondò la sua «ditta» di hedge fund, Odey Asset Management. Ed ebbe tra i primi investitori nientemeno che George Soros, mitica figura della gestione alternativa, che puntò 150 milioni di sterline. Tre anni più tardi, quando la Fed alzò a sorpresa i tassi d’interesse, per il nuovo gruppo hedge fu quasi un bagno di sangue ma da lì in poi per Odey iniziò una lunga serie di grandi performance, frutto anche del lavoro in tandem con un altro gestore geniale, Hugh Hendry che gestiva il fondo-top Continental Europe salvo lasciare Odey nel 2005 per mettersi in proprio con Eclectica Asset Management. Oggi Odey Asset Management gestisce 22 fondi hedge, Ucits e non, e conta su un gruppo di portfolio manager agguerriti e di alto livello, come Michele Ragazzi, gestore del fondo Giano, con trascorsi in Mediobanca.
Lo stile di gestione di Odey è essenzialmente di tipo stockpicker contrarian, consiste cioè nell’andare corti su titoli che si prevede fare peggio del mercato. E le sue scommesse erano talmente azzeccate che nel 2008 il fund manager si attribuì 28 milioni di sterline dopo che il suo fondo aveva guadagnato in 12 mesi il 54% per aver previsto con largo anticipo il credit crunch e aver conseguentemente venduto allo scoperto le azioni di diverse banche. Le bolle congiunte del debito e dell’immobiliare sono i cavalli di battaglia di Odey, nel frattempo diventato papà di tre figli avuti dalla seconda moglie, una vip come la prima visto che si tratta di Nichola Pease, vicepresidente di Jo Hambro Capital Management, esponente di una delle famiglie fondatrici di Barclays Bank. La coppia, con residenza a Chelsea e magione di campagna a English Bicknor, è talmente glamour nella City da essere soprannominati i «Posh & Becks» della finanza, come la ex Spice Girls Victoria e il suo notissimo marito David Beckham, ex calciatore di grido. Forte dei risultati, che nel 2012 gli valsero il sesto posto nella classifica Bloomberg per performance dei 100 più grandi hedge fund al mondo e il secondo fra i money manager alternativi d’Europa, Odey, fieramente conservatore, va contrarian anche rispetto all’opinione pubblica britannica. Tanto che tre anni prima disse al Times di essere pronto a lasciare il Paese per non dover più pagare in tasse il 50% dei guadagni. Contemporaneamente appoggiò la campagna del No di una parte degli irlandesi alla ratifica del trattato europeo di Lisbona, proprio mentre, guarda caso, alcuni hedge fund scommettevano sull’insolvenza dell’isola. Ma non sempre Odey, un mix di capacità e arroganza, è sinonimo di successo. Nel 2010 vicino alla metropolitana di Fulham Broadway, in pieno centro di Londra, un supermarket che distribuisce prodotti bio lanciò una salsa Odey a base di maiale, creata apposta dal fund manager. Il condimento ha vita breve e, con esso, il negozio che chiude poco dopo. Chissà se il supergestore si è sbagliato anche adesso. Sia sulla Brexit, sia sulla previsione, di qualche giorno fa, che nel 2019 le banche europee vedranno i profitti dimezzarsi per colpa della politica monetaria della Bce di Mario Draghi.