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 2016  aprile 30 Sabato calendario

Il calcio parla sempre più cinese. Breve panoramica mondiale

Perché l’Italia e perché adesso? Sono queste le domande da porsi parlando dell’interesse dei cinesi per il calcio tricolore. Finora gli unici casi di incursioni straniere in serie A sono stati quelli della Roma (l’americano James Pallotta), dell’Inter (l’indonesiano Erick Thohir) e del Bologna (l’italo-canadese Joey Saputo).
Oltre al carneade Joe Tacopina, passato con una meteora prima nella Capitale, sponda giallorossa, poi sotto le Due Torri emiliane e ora planato a Venezia (serie D). A dire il vero, i primi furono, nel 1997, gli inglesi di Enic, che rilevarono il controllo del Vicenza Calcio, che però dopo sette anni abbandonarono la scena cedendo il pacchetto di maggioranza a imprenditori italiani. Il resto sono solo storie di fantacalcio. Come quella dell’albanese Rezart Taci, di professione petroliere, che si era fatto pubblicità facendosi avanti per il Milan e il Bologna e anche per il Parma post-Tanzi.
Ora sembra che facoltosi imprenditori cinesi, come Zhang Jindong, a capo del colosso dell’elettronica di consumo Suning, abbiano deciso di investire centinaia di milioni per entrare nel calcio italiano passando dalla porta principale, ossia rilevando i pacchetti di controllo di Milan e Inter. Le ragioni sono sostanzialmente tre.
La prima è di sistema. Il premier cinese Xi Jingping punta a far disputare i Mondiali del 2030 nel Paese asiatico.
Per questo ha avviato un programma di formazione a livello scolastico per crescere milioni di talenti in erba, scalare le classifiche mondiali (la Cina attualmente è all’81° posto del ranking Fifa) e diventare un vera potenza del pallone a livello mondiale. Il sistema si è già messo in moto. Basti pensare che nelle ultime due sessioni di calciomercato i team della Super League cinese hanno speso speso il corrispettivo di 258,9 milioni di euro per allestire rose superando addirittura la Premier League (247,3 milioni). Il colosso Dalian Wanda è l’ariete del movimento: il gruppo di Wang Jianlin ha comprato Infront (gruppo leader europeo nei diritti televisivi), ha preso il controllo di uno sport in ascesa come il triathlon e ha rilevato il 20% del capitale dell’ambizioso Atletico Madrid, attuale semifinalista in Chanpions League. Ma Wanda nel mondo del calcio dovrebbe fermarsi qui. Niente Milan, quindi, anche per evitare possibili conflitti d’interessi in ambito Lega Calcio (di cui Infront è advisor) sul fronte appunto della gestione del diritti tv.
Piuttosto, Dalian Wanda potrebbe puntare all’acquisizione delle società che gestiscono le grandi corse ciclistiche a tappe europee (con in testa il Tour de France e il Giro d’Italia) e ad altri sport di squadra made in Usa.
Il secondo motivo dell’improvviso interesse dei cinesi per il calcio italiano è legato alle opportunità d’investimento rimaste a disposizione. In Spagna i cinesi sono entrati nell’Atletico Madrid e nell’Espanyol e qui verosimilmente si fermeranno, dal momento che le big Real Madrid e Barcellona appaiono inavvicinabili. Così come lo sono i campioni tedeschi del Bayern Monaco. Mentre in Inghilterra, dopo che China Media Capital Holding e Citic Capital hanno rilevato il 13% della holding che gestisce il Manchester City dello sceicco Mansour, i club più blasonati sono già in mano a gruppi statunitensi (Manchester United) o a oligarchi russi (come il Chelsea di Abramovich). Dunque, siccome la Francia, Psg a parte, non è considerato un campionato (e un business) appetibile, per mettersi in mostra nell’ambito del calcio europeo non resta che puntare sull’Italia. Dove il cartello vendesi è appeso sulla porta di diversi club: oltre a Milan e Inter, anche Genoa e Sampdoria cercano capitali esteri. E lo stesso Pallotta, stando almeno alle voci che circolano nella Capitale, potrebbe prima o poi dire addio alla Roma. Va poi segnalato che proprio un gruppo cinese è interessato a rilevare una quota intorno al 20% dell’Udinese per poi magari arrivare a mettere un piede anche in Malaga (Liga) e Watford (Premier League), gli altri due club di proprietà dei Pozzo.
La terza ragione delle mire cinesi sul pallone tricolore è economica e di immagine. I club italiani, infatti, hanno prezzi d’acquisto ragionevoli, soprattutto se confrontati con quelli delle squadre della ricchissima Premier League. E comunque nel Far East la serie A risulta ancor oggi il torneo più visto in tv tra i principali campionati europei. Il Milan, per esempio, in Cina ha un largo seguito, preziosa eredità della lunga stagione di successi internazionale dei rossoneri, iniziata verso la fine degli anni 80 e proseguita per oltre due decenni.