La Stampa, 1 maggio 2016
Ranieri, il Robin Hood del pallone
Indirizzo migliore per una favola non poteva esserci: stadio Old Trafford, casa del Manchester United e «Theatre of Dreams», il teatro dei sogni. «Ma speriamo di svegliarci solo dopo la vittoria», sorride Claudio Ranieri: se alle cinque della sera ce l’avrà fatta, il suo Leicester City sarà campione d’Inghilterra. Altrimenti, lui e tutta la città, domani sera dovranno sedersi davanti alla tv e guardarsi Chelsea-Tottenham.
Vicino al primo trionfo
Ranieri sarebbe a Manchester per la partita, ma ormai ha il dono dell’ubiquità perché è ovunque, a Leicester: sull’enorme murales di Kate street, nella gigantografia che sventola in Humberstone Gate, centro dello shopping, nel manifesto di un cartoon, in Burnmoor street, a cinquanta metri dal suo stadio. Hanno preso la locandina di «Piovono Polpette», qui palloni, e poi ci hanno messo la sua faccia, con titolo: «Claudio with a chance of football history». Già, qui si fa la storia del calcio. Quella che altre volte gli è sfuggita: con il Chelsea, in semifinale di Champions, con la Roma, a tre punti dallo scudetto. Sono state occasioni perse, non fantasmi: «Sono contento di quello che ho fatto». Pure perché spesso è arrivato a cantieri aperti: «Ho dovuto costruire. Al Chelsea, alla Juve dopo la serie B, alla Roma dopo zero punti in due giornate, al Monaco». I perfidi tabloid inglesi, nei primi anni, lo fecero a pezzi dandogli soprannomi, di volta in volta: da «Tinkerman», l’aggiustatore un po’ pasticcione, a «Bridesmaid», la damigella dei matrimoni ma mai sposa. Lui ora ci scherza sopra («Magari a Manchester il “Thinkerman” cambia tutta la formazione»), ma vincere la Premier con il Leicester sarebbe una rivincita epica. Invece non è quello il fine, insiste Ranieri, che ha frugato pure in una bella poesia di Kipling: «In un passo, dice che Trionfo e Rovina sono come due impostori». Altro conta: «Essere contenti e rendere felice la gente. Per questo dobbiamo continuare a lottare, anche a Manchester». Dove Van Gaal, cui capita la parte del cattivo, sta passando una stagione da strega e a quella adatta le parole: «Complimenti a loro, ma non vogliamo farli festeggiare sul nostro campo», ha tagliato corto l’olandese.
La paura dei bookmaker
Come in tutte le favole, c’è chi trama contro: le agenzie di bookmakers, che con la Premier al Leicester avrebbero perdite sui 10 milioni di sterline, circa 12,7 milioni di euro. All’inizio lo davano a 5000 contro 1: per dare l’idea dell’evento, sarebbe stato più probabile avvistare un maiale che vola (4000 a 1) o che Hugh Hefner, mister Playboy, si fosse dichiarato vergine (1000 a 1). Invece «Claudio», nome con cui in città è stato appena battezzato un bambino, ha fatto un miracolo economico da baby boomers: è in cima con una squadra costata la metà di un giocatore del Manchester United (Martial) e con un quarto del fatturato (135 milioni contro 519). La realtà s’è fatta leggenda, come quella che piaceva a Ranieri: «Da piccolo andavo matto per Robin Hood, quello che prendeva ai ricchi per dare ai poveri». Sta succedendo davvero.