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 2016  aprile 30 Sabato calendario

Il cessate il fuoco in Siria è ormai in pezzi

Caro direttore,
ad Aleppo hanno colpito un ospedale, ucciso bambini e medici. È una vergogna. Dov’è la tregua, dove le trattative di pace? La situazione sembra peggiorare, altro che imboccare la strada della ricostruzione. Quello che sta succedendo in Siria è sempre di più un genocidio e noi stiamo a guardare, questo è gravissimo, segno di una paralisi dell’umano che ci colpisce sempre più. Urge che alla preghiera per tante morti ingiuste corrisponda un’iniziativa reale di pace, che noi europei si vada in Siria a disarmare gli assassini dell’Isis e dei vari gruppi jihadisti. Urge che l’Europa si muova, è inaccettabile che dei bambini muoiano in ospedale, questo la coscienza non lo può accettare.
Gianni Mereghetti
Abbiategrasso

Caro Mereghetti, l’attacco con almeno tre «barrel bomb» (ordigni rudimentali, lanciati da aerei, contenenti ingenti quantità di esplosivo) contro l’ospedale «Al Quds» di Aleppo, in una zona urbana controllata dai ribelli, ha causato almeno 50 vittime civili. Il regime di Bashar Assad e i comandi militari russi negano di esserne gli autori, ma alcuni dei medici investiti dall’esplosione affermano che tale tipo di ordigni sono adoperati «solo dal regime di Assad».
Quanto avvenuto dimostra che, a dispetto della proclamazione in febbraio del cessate il fuoco da parte di Washington e Mosca, i combattimenti in Siria continuano a mietere vittime civili. Il motivo è che le maggiori parti in causa stanno tentando di rafforzarsi sul terreno: Assad vuole espellere i ribelli da Aleppo, la maggiore città del Paese, mentre lo Stato Islamico (Isis) di Abu Bakr al-Baghdadi punta a strappare territori ai gruppi jihadisti rivali. Senza contare l’arrivo di almeno 250 soldati Usa a Nord di Raqqa e il sostegno militare russo ad Assad affinché espugni al più presto la stessa Raqqa, roccaforte di Isis. Insomma, la guerra civile iniziata oltre cinque anni fa non accenna a rallentare. A conferma che le tregue in Medio Oriente servono spesso solo a prendere tempo e rafforzarsi prima di tornare a combattere con maggiore ferocia di prima.