Il Sole 24 Ore, 30 aprile 2016
Con la Pop Vicenza si è evitato un disastro, ma saranno soldi a perdere?
Si è chiuso ieri il sipario su una delle più grandi distruzioni di valore per gli azionisti della storia bancaria recente: oltre 6 miliardi di euro azzerati di quel capitale che per anni le centinaia di migliaia di soci avevano iniettato nella loro banca contando sull’affidabilità gestionale dell’ex presidente Zonin e dei vertici dell’istituto. Mai affidamento fu più disatteso. Ora però la parabola amarissima è chiusa e si apre la fase due per la Vicenza.
Il dato di fatto incontrovertibile è che si è evitato un disastro. Senza l’intervento del fondo Atlante si sarebbe sconfinato nel bail in con conseguenze tragiche anche per gli obbligazionisti della banca. Senza contare l’effetto contagio sull’intero settore che un crac della Vicenza avrebbe avuto con conseguenze disastrose. Titoli bancari a picco, spread che si sarebbe innalzato potentemente, strada sbarrata ad altri interventi di salvataggio. Un caos. Solo questo giustifica ampiamente lo sforzo mutualistico dell’intero settore bancario e finanziario a mettere sul campo le risorse per ricapitalizzare l’istituto. Superato lo scoglio ci si chiede se saranno soldi a perdere. Grazie ad Atlante, qualunque sarà il percorso (quotazione o 90% in capo al fondo) la Vicenza riparte solida patrimonialmente. Da ieri ha 4 miliardi di capitale, riagguanta e supera i coefficienti patrimoniali della Vigilanza europea e tira il fiato. Ora però deve essere riassettata e qui inizia il compito più difficile. Pur con la maxi-pulizie dei crediti malati avviata dal 2014 e che ha visto perdite su crediti per oltre 2,2 miliardi nell’ultimo biennio, la Vicenza resta un sorvegliato speciale sulla qualità del suo attivo. Tuttora vanta 1,9 miliardi di sole sofferenze nette che equivalgono al 7,5% del portafoglio impieghi e ha altri 3,3 miliardi di inadempienze probabili nette. In totale i crediti malati, pur dopo gli accantonamenti già spesati, pesano per oltre 5 miliardi, un quinto del portafoglio e 1,2 volte il capitale appena ricostituito. Non c’è da fare salti di gioia. La banca deve evitare più che può nuove perdite da svalutazioni dei crediti e deve recuperare insieme capacità di tornare a fare utili. Un compito non facile dato che per strada, complice il recente passato, la banca ha perso solo nel 2015 il 27% del risultato operativo. Starà alla capacità del nuovo grande socio collettivo di sistema, e al team operativo guidato da Alessandro Penati con la sua Quaestio provare a smontare senza troppo ferire la massa ingente di Npl della banca. D’altronde è questo l’altro compito (dopo le ricapitalizzazioni) assegnato ad Atlante.
Vicenza sarà di certo il battistrada del nuovo mercato delle sofferenze bancarie.