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 2016  aprile 30 Sabato calendario

Il petrolio vede quota 50 dollari

Il petrolio era avviato a concludere il miglior mese da sette anni a questa parte. Alla fine la performance di aprile è “solo” la più robusta da un anno. Un rialzo mensile superiore al 20% è comunque un risultato eccezionale, che incoraggia a pensare che il peggio sia passato per il greggio. A maggior ragione se si confrontano le quotazioni attuali con quelle di gennaio:?il Brent è ormai risalito di quasi l’80% rispetto ai minimi pluriennali di circa tra mesi fa e ieri si è spinto fino a un picco di 48,50 dollari al barile. Anche il Wti ha seguito un andamento simile, arrivando fino a 46,78 dollari. Per entrambi i benchmark, si tratta di livelli di prezzo che non si vedevano da quasi sei mesi.
Il poderoso recupero messo a segno dal greggio ha dato una mano anche ai bilanci delle compagnie petrolifere:?in termini assoluti i risultati non si possono certo definire brillanti, ma per quasi tutte le Major – grazie anche a un brutale taglio dei costi – sono andati meglio di quanto gli analisti temessero.
Sui mercati è passata la tempesta??Sono in molti a volerci credere, a cominciare dagli hedge funds, che non hanno mai avuto posizioni tanto rialziste. Le posizioni nette lunghe (all’acquisto) sia sul Brent che sul Wti sono da record:?tra future e opzioni sono arrivate all’equivalente di 656 milioni di barili, circa 7 volte la produzione globale giornaliera, un’esposizione al rialzo che ormai supera quella della primavera 2015 e quella di giugno 2014:?una coincidenza allarmante, perché in entrambe le circostanze ci fu una forte inversione di tendenza. Un anno fa un rally simile a quello odierno fece illudere molti che il petrolio avesse”svoltato”, ma poi le quotazioni ripresero a scendere a rotta di collo. Nel 2014 il record di scommesse rialziste coincise con l’impennata del barile oltre 115 dollari e precedette di poco l’avvio del ciclo negativo più drammatico degli ultimi decenni.
Per il momento – complice anche la discesa del dollaro, che è inversamente correlato alle materie prime – la tendenza rialzista sembra robusta. Tanto robusta che neppure il fallimento del vertice di Doha è riuscita a deragliarla. A differenza di un anno fa del resto i fondamentali di mercato hanno finalmente cominciato a migliorare e c’è consenso nel prevedere che domanda e offerta di greggio torneranno in equilibrio nella seconda metà dell’anno o al massimo, secondo i più pessimisti, a inizio 2017. Lo shale oil, che un anno fa scorreva a fiumi, sta diminuendo e la produzione di greggio Usa, che nell’aprile 2015 era arrivata a un record di 9,6 milioni di barili al giorno, oggi è di 8,94 mbg. Anche in altri Paesi esterni all’Opec l’output ha iniziato a diminuire e il declino è senza dubbio destinato ad accelerare nei prossimi anni, per effetto della semi-paralisi degli investimenti in nuovi progetti estrattivi.
La risalita troppo rapida delle quotazioni del barile e il posizionamento estremo dei fondi rendono tuttavia plausibile una correzione, in teoria anche molto brusca, benché?probabilmente temporanea. D’altra parte, anche se il mercato sembra averlo dimenticato, ci sono da smaltire scorte petrolifere immense in giro per il mondo. E l’Opec non solo non ha ceduto di un millimetro nella strategia di inondare il mercato, ma potrebbe essere vicino a una nuova escalation.
Bloomberg stima che la produzione del Cartello sia salita in aprile di 484mila barili al giorno a 33,2 mbg, il massimo incremento mensile almeno dal 1989. Alcune difficoltà estrattive sono state superate, ma soprattutto sarebbe stato l’Iran ad accelerare, aumentando l’output di ben 300mila bg, a 3,5 mbg il massimo da dicembre 2011, prima delle sanzioni internazionali. Dopo anni di interruzione, Teheran secondo fonti Reuters starebbe spedendo i primi carichi di greggio verso l’Europa, indirizzati all’italiana Iplom e alla greca Motor Oil Hellas.
L’Arabia Saudita potrebbe non restare a guardare. Un piccolo rialzo di produzione ci sarebbe già stato: +80mila bg, dice il sondaggio Bloomberg. Riyadh è inoltre entrata sul mercato spot del greggio, vendendo un carico (il primo di una serie?) a un raffinatore indipendente cinese.