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 2016  aprile 30 Sabato calendario

La favola a lieto fine del Crotone. Così la Calabria torna in Serie A

La sessantaseiesima squadra della storia del campionato di A a girone unico è spuntata ieri a Modena, ad aprile come una primizia inattesa, saporita. Grazie all’1-1 del Braglia il Crotone è matematicamente promosso, adesso anche i numeri convergono con questa certezza già certa da mesi. La gioia, sussurrata e quasi silenziata dalla città, adesso è esplosa nella piazza dedicata a Pitagora, il filosofo della metempsicosi. A trasmigrare verso il lido massimo del calcio italiano saranno 60 mila anime, una dimensione piccola e uno stadio minuscolo, lo Scida da 10 mila scarsi, dove però, assicurano sindaco e presidente Vrenna, «si giocherà la serie A, senza alcun dubbio». Servirà una deroga, come al Frosinone quest’anno, poi dal 2017 Crotone sarà la prima città del sud con un impianto senza barriere, anche in virtù di un tifo non esasperato, raramente toccato da provvedimenti restrittivi. Non male, per una regione spesso invece al centro delle cronache per violenze sui campi giovanili.
Juric non scioglierà a breve le riserve sul suo futuro, anche se l’accordo col Genoa pare scontato, naturale prosecuzione della sua evoluzione in panchina. Il tecnico di Spalato, arrivato dal Mantova, ex giocatore di Gasperini in Calabria, è l’artefice dell’incredibile Crotone, partito per salvarsi e 13° nella graduatoria d’inizio anno per valore di mercato, e ora vetrina succosa per giovani dal futuro certo. Da qui passarono Florenzi, Bernardeschi, Mirante, qui ci sono Ricci, proprietà Roma, e Capezzi, in prestito dalla Fiorentina. Torneranno alla casa madre, e forse andrà via anche Ferrari, il difensore, già in orbita Juve. Tutto questo accadrà, ma almeno ora è tempo di una festa calda e non di una città, ma di una regione intera.
Il Crotone è la terza squadra calabrese in serie A. Salirono al piano alto e buono il Catanzaro, 7 campionati dal 1971 al 1983 (oggi arranca il Lega Pro), e la Reggina, 9 stagioni dal 1999 al 2009, inclusa quella del -11, con Mazzarri, Amoruso e la banda di ragazzi che meritarono la salvezza e la cittadinanza onoraria. Di quella gloria nemmeno il nome è rimasto. Oggi Ciccio Cozza, altra leggenda locale, guida la Società sportiva dilettantistica Reggio Calabria, fallita nel 2015 e ripartita dalla D.
A Catanzaro danzarono i piedi piccoli e affilati di Massimo Palanca, l’attaccante col baffo che tirava in porta e segnava dalla bandierina e che oggi gestisce un negozio di abbigliamento a Camerino. A metà dei Settanta lo portarono a vedere il fuoco del Ceravolo: «Per me la Calabria era furia e bellezza, un calcio gioioso così diverso da quello di oggi. Il Sud allora era quello degli operai della Fiat che andavano al Nord, dei bar sport pieni di tifosi, delle schedine. Di allora non è rimasto altro che la forma del pallone». Però, che gioia è, vecchio O’Rei? «Grande, ma non so quanti ne saranno felici a Catanzaro». Sorride e ricorda sfide, campanili, la battaglia per l’istituzione della nuova provincia e dentro le rivolte di Reggio, Ciccio Franco, i treni pieni degli Anni di piombo. A Catanzaro intanto ci giocava la Juve. Anche Massimo Mauro oggi gioisce e ricorda: «Crotone è una piccola vittoria di provincia, una Leicester in miniatura, ma che bello ritrovare questo angolo del Sud in A, l’hanno meritato con programmazione, lungimiranza, grande bravura. Auguro loro di resistere in A come facemmo noi a Catanzaro, che un anno arrivammo persino settimi».
La regione dei tre campioni del mondo 2006, Perrotta, Gattuso e Iaquinta (che è nato a Crotone) sarà l’approdo delle grandi. Andrà potenziato l’aeroporto, da cui oggi decollano aerei a giorni alterni. Vrenna dovrà tenere Budimir, riscattato dal St Pauli, 16 gol stagionali. Dovrà tenere Beppe Ursino, il ds da una vita a fare necessità virtù. La rosa, aumentata di valore del 60% rispetto a inizio anno, sarà smantellata. Ma sarà bello esserci. Sarà bello battersi.