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 2016  aprile 30 Sabato calendario

Fedez ha lasciato la Siae. Ed è una decisione che può cambiare molto

Penna in mano e aria soddisfatta, si presenta in un locale milanese, pronto a firmare la sua lettera di dimissioni davanti a telecamere e fotografi. La nuova vita artistica di Federico Lucia in arte Fedez parte da una decisione clamorosa quanto inedita nel panorama della musica italiana: abbandonare la Siae per affidare la raccolta dei diritti d’autore a Soundreef, società emergente fondata da Davide d’Atri, specializzata proprio nella gestione dei diritti musicali. «L’ho scoperta perché sono appassionato di startup e mi ci sono appassionato perché riguarda da vicino quello che faccio. Perché ho scelto loro? Perché voglio sostenere chi fa della trasparenza e della meritocrazia dei valori fondanti. E poi la verità è che quando si trovano delle nuove realtà si spendono sempre belle parole, ma nessuno ci mette mai la faccia. Ecco, io ho deciso di farlo». Se da una parte quello di Fedez è un endorsement pesante per l’ancora sconosciuta Soundreef, dall’altra è un atto d’accusa pesantissimo contro la Siae, un controllo assoluto che già una direttiva dell’Unione europea del 2014 ha messo in discussione, stabilendo che autori e editori sono liberi di scegliere la società da cui farsi rappresentare. «Se sarò un esempio per altri artisti? Non lo so, onestamente non mi interessa», precisa Fedez, «e ci tengo a dire che con quest’operazione non voglio demonizzare la Siae. Certo, ci sono parecchi aspetti della gestione che mi lasciano perplesso: hanno investimenti in immobili per 200 milioni di euro, 4 dipendenti su 10 sono assunti per vie parentali e il presidente, Filippo Sugar, persona che stimo molto, è anche a capo di un’etichetta. Credo ci sia un palese conflitto di interessi».
Una presa di posizione molto forte, sull’onda di esempi americani come quello di Pharrell Williams – in fuga dalla Ascap a favore della Global Music Rights – anche se alla fine dell’incontro Fedez ha precisato di non voler essere un rivoluzionario, ma è evidente come l’intera operazione sia anche un atto politico: poche settimane fa, era il 30 marzo, il ministro Franceschini si era presentato alla Camera dei Deputati per discutere il recepimento della direttiva dell’Unione Europea, arrivando alla conclusione che il monopolio Siae andrebbe comunque difeso, posizione ferocemente attaccata dal Movimento 5 Stelle che, non a caso, ieri ha lodato l’intervento di Fedez («La sua scelta di lasciare la Siae ha il merito di accendere i riflettori sul dibattito del monopolio»). Poche ore dopo, ecco la replica della Siae: «Abbiamo saputo e preso atto della scelta di Fedez e ci dispiace perdere uno dei nostri 80mila associati. Continuiamo a stimarlo e ad apprezzarlo come autore e artista, tuttavia riteniamo che talune sue dichiarazioni siano frutto di una non corretta informazione». Il prossimo atto della sfida? Capire se e quanti altri artisti seguiranno l’esempio di Fedez.