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 2016  aprile 30 Sabato calendario

I nuovi gioielli sono in titanio. Il lusso dei materiali poveri

«La scelta di un gioiello Vhernier non è immediata. La cliente torna anche più volte. Il primo acquisto spesso non ha un gran valore. Ma quando hai provato un gioiello scultura non torni più indietro. Perché il rapporto con l’anello, il bracciale, è tattile oltreché emotivo». Carlo Traglio è un imprenditore anticonformista. Ama le sfide creative e la sua intraprendenza lo sta premiando. A giugno aprirà la boutique di New York, uno spazio di 235 metri quadrati in Madison Avenue, nel Golden Mile. Si tratta del terzo negozio monomarca negli Stati Uniti, dopo quelli di Miami e Beverly Hills, oltre ai corner all’interno di Saks e Neiman Marcus. Per l’azienda d’eccellenza di Valenza (30 milioni il fatturato globale), quello americano resta il primo mercato estero, vale un 30%. «Cresce del 20% ogni anno e con questa apertura pensiamo di arrivare a un 30-40% nel 2016», continua Traglio, che per la nuova boutique ha voluto ripetere l’allestimento di via Monte Napoleone: pareti rivestite da pannelli in rovere sbiancato e cuoio naturale alternati a tende in cashmere rosso. Al soffitto, lampadari soffiati dai vetrai di Murano ispirati agli orecchini Palloncino, realizzati con la tecnica delle trasparenze, una sovrapposizione di strati sottili di differenti pietre e lamine in madreperla per ottenere un colore che non esiste in natura.
Le clienti Vhernier sono donne dal carattere deciso. Con qualche distinguo; le americane hanno gusti più classicheggianti: «Amano agghindarsi e hanno un debole per i bracciali». Importanti, come il Bridge, un po’ da schiava; indossandolo si snoda e solo allora rivela tra le maglie il pavé di diamanti o turchese (da 37 a 72 mila euro). Tra gli orecchini prediligono il Pan di Zucchero, pendenti vivaci, dove il taglio a cuspide delle due pietre verdi è enfatizzato dal cristallo di rocca.
«Il gioiello nell’ultimo decennio è diventato un accessorio e da un paio d’anni viene considerato un investimento. Si soddisfa il piacere di sempre con la consapevolezza che il valore è destinato a salire». L’imprenditore, tuttavia, non si aspettava che le vendite dell’anello Abbraccio full pavé di diamanti da 20 mila euro superassero quelle in oro rosa da 10 mila. «Il mercato italiano è più maturo – osserva —. Le donne sono più audaci, apprezzano materiali inusuali». Come l’anello Pirouette in giaietto e oro, o la collana Calla, in ebano e oro, una delle icone della griffe nata 30 anni fa. Dopo l’acquisizione, nel 2001, Traglio ha voluto che al suo fianco restasse la fondatrice, Angela Camurati. Insieme creano quelle che chiamano follie. Il trend? «Gioielloni colorati». Come la nuova collana con base in titanio – materiale povero ma di difficilissima fusione – snodata come un serpente, con maxi pietra arancio intenso e 2.400 diamanti a onda. Andrà alla gara della Las Vegas Couture, dove la griffe italiana ha già vinto un premio con la spilla «Tucano» della collezione animalier.