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 2016  aprile 30 Sabato calendario

John Wayne era razzista, la California dice no ai festeggiamenti

Tre scene in «Sentieri Selvaggi», l’opera più bella di John Wayne. La prima: lui nel ruolo di Ethan Edwards spara agli occhi dell’indiano sepolto in un canyon. La seconda: con sguardo d’odio massacra i bisonti per togliere il cibo ai nativi, è la rappresaglia contro chi ha sterminato la sua famiglia. La terza: si avvicina minaccioso alla nipote Debbie, rapita dal capo Scar insieme ai suoi Comanche. Interpretazione inarrivabile del grande attore, momenti dove sembra incarnare il cacciatore senza cuore di pellerossa. Sono passate molte lune e Duke – questo il suo soprannome – torna a far discutere. Il parlamento della California ha detto no alla proposta di proclamare «John Wayne Day» il 26 maggio, giorno della sua nascita: 35 voti contrari e 20 a favore. Una decisione motivata dalle prese di posizione della star. In una controversa intervista a Playboy, nel 1971, aveva detto: «Crederò nella supremazia bianca fino a quando i neri non saranno educati alla responsabilità... Non penso a dare autorità e posizioni di leadership e giudizio a persone irresponsabili». Se la prese anche con gli indiani: «Egoisti che volevano tenersi le terre tutte per loro». Interpretazione soggettiva della storia del Vecchio West ma a lungo perdonata al monumento di Hollywood. Solo che adesso è tutto diverso. Altra epoca, altra storia e sensibilità diversa. A guidare la battaglia contro la proposta del repubblicano Matthew Harper alcuni deputati democratici. Irata la reazione della pattuglia di Harper: «Opporsi al John Wayne Day è come opporsi alla torta di mele, ai fuochi d’artificio, al baseball, alla libera impresa e al 4 di luglio». Forse avrebbe dovuto citare la quarta scena chiave di «Sentieri Selvaggi», quando Ethan prende in braccio Debbie e le dice: «Torniamo a casa». Anche il burbero pistolero aveva un cuore.