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 2016  aprile 30 Sabato calendario

A Confalonieri toccategli tutto ma non il suo «Silvio». Così si è arrivati alla scelta di Marchini

Toccategli tutto ma non il suo «Silvio», e ciò che per lui «Silvio» rappresenta: le passioni, gli affari e in cima a tutto l’amicizia. Perciò basta toccare solo un filo di questo intreccio che lo lega da una vita a Berlusconi, e Confalonieri salta.
Infatti è esploso l’altro giorno, e la sua voce ha percorso i corridoi di Mediaset, è entrata nel salone di rappresentanza, ha interrotto le riunioni aziendali. «Ma chi si crede di essere: il nuovo Churchill? Dare del servo di Renzi al Silvio per i diritti televisivi del calcio è una cosa miserabile». Le segretarie sono accorse nel suo studio per capire cosa stesse succedendo, e aprendo la porta sono state investite dall’onda d’urto: «Pensano di dargli il calcio dell’asino. A parte il fatto che Silvio non se lo fa dare, non si devono per-met-ter-e. È chiaro?».
Chiaro sì, ma fino a un certo punto. Perché lì per lì non si capiva con chi ce l’avesse Confalonieri. «...Parole in libertà a certi livelli non sono consentite. Appartengono ai battutisti di avanspettacolo, ai politicanti da talk show. E lo dico io, che sono sempre stato un mezzo leghista». A quel punto è parso chiaro a chi si riferisse, e il motivo per cui fosse così arrabbiato. Perché al contrario di quel che è filtrato, negli ultimi giorni il patron del Biscione si era speso con Berlusconi per trovare un compromesso con Salvini e chiudere l’accordo sulla Meloni come candidata al Campidoglio, nonostante preferisse Marchini.
Ma quando il leader del Carroccio ha toccato quel filo dell’intreccio che lo lega al Cavaliere, non ci ha visto più: «Est modus in rebus». E nei modi il confine era stato valicato: «Sinite parvulos, adesso, se volete». Che è più elegante rispetto al «ragazzotti» con cui Berlusconi si riferisce a Salvini e alla Meloni. Lui, cioè Confalonieri, per loro si era messo in mezzo. Loro con lui, cioè con Berlusconi, hanno provato a metterlo in mezzo: «E Silvio a questo punto ha scelto da che parte stare: dalla sua. Puntando su uno bravo. Almeno, Marchini mi ha dato questa impressione le due volte che l’ho visto».
Ieri a Mediaset il sismografo non ha rilevato scosse, nemmeno quando al telefono Confalonieri si è sentito dire che – sul Campidoglio – l’azione del Cavaliere non era stata lineare: «È entrato in contraddizione con se stesso, è vero. Ma paradossalmente, proprio per questo la sua decisione va apprezzata. È stata una mossa per metà tattica, difensiva, e per l’altra metà strategica, proiettata verso il futuro». E siccome interpretare il futuro attraverso parole opere (e omissioni) di Berlusconi resta un mistero, Confalonieri ha provveduto a spiegarlo: «Silvio» potrà continuare ad esercitare la sua leadership «facendo il king maker», in attesa di vedere alla prova «i vari Parisi, Marchini, Toti».
Una stagione è finita, leggere sui giornali che è finito anche il vecchio centrodestra non lo appassiona: «Centro, destra, sinistra... Qui bisogna battere l’antipolitica, che è il vero pericolo. E a parte il linguaggio dozzinale di chi sostiene che tutti i politici sono ladri, c’è da restituire dignità alla politica, togliersi il cappello davanti a chi decide di farla con serietà e correttezza. Perché oggi non è facile: ti candidi e sei già un sospetto. Ma invece di affrontare questo tema, si ragiona ancora su schemi del passato», e il giornale finisce frusciando nel cestino.
Se è vero che tutto sta cambiando, si capisce l’irritazione di Confalonieri per certe telefonate. È che il reducismo gli fa venire l’orticaria, e la cornetta in questi casi sbatte in modo inequivocabile: «Basta con gli eterni ritorni interessati. Questa corsa all’arruolamento dell’ultima ora finisce per svilire ogni progetto». Non è dato conoscere l’agenda delle sue chiamate, è certo che il presidente di Mediaset ha fatto una tirata dopo l’ennesimo clic: «Invece di difendere i loro piccoli orticelli, difendessero l’Italia e l’Europa, che è un disastro. Così si crea un polo moderato e si arginano certe cose. Che facciamo se arrivano i migranti: li ammazziamo? O applaudiamo se l’Austria alza il muro al Brennero? Bisogna stare attenti: o rifacciamo le guerre come un tempo? Qui nessuno vuole morire per Schäuble, si dessero da fare».
Se c’è da difendere l’Europa dal lepenismo, resta da capire se – per difendere l’Italia dall’antipolitica – Confalonieri ritenga utile anche la riforma costituzionale. «Ammetto che ci sto studiando», ha confidato ai suoi collaboratori prima di staccare per il fine settimana: «E siccome tutti voi mi considerate un renziano...». Noooo: pensa di votare «sì» al referendum? «Ehi ragazzi, andateci piano che lunedì vado a mangiare dal Silvio».