il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2016
Peggio dei giornalisti ci sono solo le fiction sui giornalisti (come quella con Gigi Proietti)
Peggio dei giornalisti ci sono solo le fiction sui giornalisti. A differenza di quelle dove indagano gli ispettori, i preti, le suore, i restauratori e i semplici passanti, si risolvono in un flop e vengono chiuse d’urgenza dopo un paio di puntate. Invece Una pallottola nel cuore ha tagliato onorevolmente il traguardo della seconda stagione. Come si spiega? Semplice: il protagonista è Gigi Proietti nel ruolo di Bruno Palmieri, uno dei pochi cronisti-investigatori superstiti (tutti gli altri bivaccano nei talk show). Inoltre, come don Matteo insegna, il giallo viene sommerso dalle tinte rosa di un fotoromanzo per famiglie spennellato di solito su ogni grado di parentela, dal nonno al cognato.
Ma con Proietti protagonista si preferisce concentrare sulle sue spalle intere annate di Grand Hotel: una figlia segreta prima a sua insaputa, poi a insaputa della figlia, poi a insaputa della madre; un nipotino a insaputa di tutti; e soprattutto quella pallottola conficcata dentro il cuore che nessuno ha mai capito chi sia stato a spararla, e perché. Palmieri dovrà adattare il comandamento di Socrate, “Indaga te stesso”, fino a che martedì scorso si è scoperta la mano assassina, al termine di un ennesimo slalom speciale tra le più ardite inverosimiglianze. Eppure proprio questo è il segreto di Una pallottola nel cuore: una fiction-recital per vedere fin dove il proiettile Proietti può metterci una pezza. A lui gli occhi, please; e non distoglieteli, altrimenti addio.