Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Chi sono questi cinesi ricchissimi che vogliono il Milan?

La gente è ancora in stand-by. Al momento per i tifosi è ancora tutto confinato in una zona grigia, dove diffidenza e speranza combattono ad armi pari in attesa di qualche notizia che sparigli le carte. Troppo scottante e troppo fresca l’illusione portata da Mr. Bee per lasciarsi andare ai facili entusiasmi. C’è però una consistente porzione di popolo rossonero che vede come sinonimo di serietà – e quindi di lieto fine – la segretezza pressoché totale nella quale sta avvenendo la trattativa attuale. Tanto era di dominio pubblico il negoziato portato avanti da Taechaubol, quanto adesso si muovono tutti dietro le quinte. È quindi complicato presentare con certezza i potenziali acquirenti del club rossonero, ma nelle ultime ore hanno preso vigore un paio di nomi decisamente interessanti. Nomi di primissima grandezza aziendale e ampissimo respiro economico.
MAXI MERCATO Il trait d’union è il dragone: parliamo infatti in entrambi i casi di Cina e di imprenditori che – oltre agli interessi personali – danno seppur in maniera indiretta una grande mano al faraonico piano di sviluppo calcistico nel loro Paese (gli obiettivi governativi poggiano su un piano di investimenti decennale da 12,5 miliardi di euro e prevedono la costruzione di ventimila campi e la formazione di seimila insegnati di calcio, mentre il presidente Xi Jinping punta a ospitare il Mondiale). I nomi non dicono granché ma le aziende sono dei veri colossi. La prima figura è quella di Jack Ma, fondatore di Alibaba Group, che sarebbe l’Amazon cinese. In parole povere: commercio elettronico, nell’ambito della più grande piattaforma mondiale. Visto che si tratta di Cina, infatti, i numeri sono imponenti: può contare su un mercato da oltre 600 milioni di utenti. Da non sottovalutare due aspetti. Uno: Alibaba è comproprietario del Guangzhou Evergrande, in passato allenato da Lippi. Due: Ma possiede anche il 20% del gruppo Suning, quello indicato come possibile azionista futuro dell’Inter. Classe ‘64, nato ad Hangzhou, Ma ha una fortuna personale di circa 23 miliardi di dollari (oltre 20 miliardi di euro) e la sua missione – dichiarata – è globalizzare la sua azienda, che al momento dipende per oltre l’80% dal mercato interno. Per ora l’ha fatto soprattutto in Oriente (sud-est asiatico), ma le mire sono ancora più estese. Mister Ma, forse lo ricorderete, è quello che un paio di settimane fa a Vinitaly ha detto «datemi il vino italiano e lo venderò a due miliardi di cinesi». Sbruffonate? Non proprio, considerando che Ma è il secondo uomo più ricco della Cina. Mister Ma è stato il primo imprenditore cinese ad apparire su Forbes e il Times lo ha già inserito nella sua classifica dei 100 uomini più influenti al mondo. Si è costruito un impero da solo, prima imparando l’inglese facendo la guida turistica, quindi lavorando da traduttore per poi approdare su internet fino alla creazione di Alibaba assieme a un manipolo di amici.
LUNGIMIRANZA L’altro profilo è quello di Li Ka-Shing, a.d. del gruppo Cheung Kong Holdings, gruppo leader nel mondo delle telecomunicazioni che controlla Hutchison Whampoa, a cui fa capo Tre Italia, della quale sta gestendo l’accorpamento con Wind. Con lui l’impero finanziario sale ancora: Forbes stima il patrimonio personale in 31 miliardi di dollari (oltre 27 miliardi di euro). Li Ka-Shing è senz’altro l’uomo più ricco di Hong Kong, dove vive e lavora, ed è il numero 20 nella classifica mondiale. Nato in Cina, a Chaozhou, nel 1928, si è trasferito a Hong Kong nel ‘40 assieme alla famiglia. La sua prima occupazione fu in una fabbrica di materie plastiche, quindi diede vita a un’impresa nel medesimo settore e poi diversificò le sue attività in altri ambiti, fra cui l’immobiliare. Ora ha quote in società di telefonia, porti, energia, infrastrutture, catene di farmacie e profumerie. Imprenditore assai lungimirante: nel 2011 aveva già cominciato a dare ordine di vendere parte delle attività in Cina e diversificare e investire in Europa. In questo modo la crisi dello yuan l’ha solo sfiorato, e il tracollo delle Borse orientali per lui non è stato drammatico. A Hong Kong è soprannominato Superman...