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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Editoria e tv, alla Fininvest per il Milan non c’è più posto

Che a comprarla sia la cinese Alibaba, Mister Bee o chiunque altro, la cessione del Milan da parte della Fininvest della famiglia Berlusconi non rappresenta che un tassello, di certo importantissimo, di un mosaico ben più complesso e sfaccettato. 
L’operazione rientra in un disegno generale che punta a tracciare gli ambiti di interesse futuri del gruppo, quando a tirare le fila saranno, chi più chi meno, i cinque figli che il patron Silvio Berlusconi, classe 1936, ha avuto da Carla dall’Oglio e Veronica Lario (al secolo Miriam Bartolini). Un progetto che, inevitabilmente, comporta che su alcune società campeggi il cartello “vendesi”.
LA RIORGANIZZAZIONELa riorganizzazione generale del gruppo è entrata nel vivo nel febbraio del 2015 con la cessione sul mercato di un pacchetto pari al 7,8% di Mediaset. Con l’operazione, la Fininvest ha raggiunto il doppio obiettivo di fare cassa, per 377 milioni, e di mantenere le redini della società televisiva, poiché la sua partecipazione di maggioranza relativa è scesa dal 41,3% al 33,5%, che è poi la quota tuttora in portafoglio (vale poco più di 1,5 miliardi stando alla chiusura di Borsa di ieri). Proprio nei giorni scorsi, è stata annunciata una nuova, grande operazione, che vede Mediaset come protagonista: lo scambio di quote azionarie del 3,5% con la francese Vivendi guidata da Vincent Bolloré, finanziere storicamente vicino all’ex premier Silvio Berlusconi. 
In questo caso, però, la quota di Fininvest resta ferma al 33,5% perché lo scambio avverrà tramite azioni proprie già nel portafoglio di Mediaset. Soprattutto, però, dati i valori dei rispettivi 3,5%, l’operazione con il gruppo dei media di oltralpe comporta anche il passaggio a Vivendi della tv a pagamento Mediaset Premium, che possiede i diritti per la trasmissione delle partite di serie A e di Champions League. In quest’ultimo caso, si tratta di quei diritti che nel febbraio del 2014 Mediaset aveva soffiato alla concorrente Sky pagandoli la cifra record di 717 milioni. 
E proprio fare concorrenza a Sky, oltre che a Netflix, è l’obiettivo dell’alleanza con Vivendi. L’ad Pier Silvio Berlusconi lo ha escluso categoricamente, ma c’è chi vede nell’accordo coi francesi l’inizio di un graduale disimpegno da Mediaset della famiglia, che in ogni caso potrebbe trovarsi un domani a essere socia di minoranza di un gruppo dalle spalle larghe come Vivendi.
Diverso il discorso per Mediolanum e Mondadori, di cui la Fininvest possiede rispettivamente il 30 (anche questa quota vale poco più di 1,5 miliardi stando alla Borsa) e il 53% (poco più di 130 milioni). Nelle due società l’obiettivo sembra essere quello di rimanere. 
Nel caso del gruppo del risparmio gestito da poco diventata banca, se così non fosse non si spiegherebbe il recente ricorso presentato da Fininvest al Consiglio di Stato contro l’obbligo imposto da Banca d’Italia e Ivass di cedere la parte eccedente il 9,9%, ossia il 20% circa. I giudici amministrativi hanno dato ragione alla famiglia Berlusconi, che ora perciò portà continuare a controllare Mediolanum insieme con la famiglia Doris (che di fatto gestisce la società).
Anche in Mondadori l’intenzione sembra essere quella di restare. Depongono a favore di questa tesi sia la recente acquisizione della divisione libri da Rcs, sia le trattative in corso per alcuni siti internet di Banzai. Tuttavia, anche in questo caso, non manca chi sostiene che, nel lunghissimo periodo, la Mondadori possa confluire in qualche gruppo editoriale europeo dalle spalle più robuste. Infine, Fininvest possiede il 25% della società di ricerca Molmed, che in Borsa vale in tutto 149 milioni.
Insomma, l’obiettivo di medio termine della famiglia Berlusconi sembra essere quello di focalizzarsi nell’editoria tenendo comunque un piede nella tv. Per il Milan non sembra esserci più posto.