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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

I 250 anni della ruota panoramica del Prater di Vienna. Storia e leggende di un parco di divertimento

È una sequenza entrata nella storia del cinema. Ne Il terzo uomo, Orson Welles si trova in una gondola della ruota panoramica al Prater di Vienna insieme con Joseph Cotten, e pronuncia la battuta: «In Italia sotto i Borgia, per trent’anni hanno avuto guerre, terrore, omicidi, stragi ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento.
In Svizzera in cinquecento anni di amore fraterno, democrazia e pace, che cosa hanno prodotto? L’orologio a cucù». La sceneggiatura era di Graham Greene, ma il commento cinico a pochi anni dalla fine della guerra, fu improvvisato da Welles. Gli svizzeri non ne furono contenti, e precisarono: non avevano inventato neanche il cucù, nato poco più a nord, nella Foresta Nera in Germania.
Poco importa, il Prater entrò nella leggenda. E milioni di turisti ogni anno vanno a spendere i loro dollari, yen, e euro nel parco dei divertimenti della capitale che celebra i suoi 250 anni, con in programma una serie di eventi fino all’autunno. Il Prater è nato prima della rivoluzione francese: il sette aprile del 1766, il Kaiser Joseph II aprì il parco alle porte della capitale ai suoi sudditi, e lasciò che venissero eretti chioschi, giostre e altri giochi da Luna Park. Un sovrano che amava il suo popolo. O popolino, come dicevano gli aristocratici e quelli della buona società, che si guardavano bene dal mettere piede nel parco. Verso la seconda metà dell’Ottocento i figli di papà cominciarono a mischiarsi con il popolo, alla ricerca di un libelei, di un amoretto, per usare il termine di Schnitzel con qualche graziosa servetta o bambinaia. Il Prater cominciò a entrare in letteratura, e nel mito. La ruota come simbolo della Mitteleuropa che festeggia mentre il suo mondo scompare.
Finì l’Impero, scomparve la monarchia, giunsero i nazisti, cacciarono le famiglie ebree che gestivano chioschi e padiglioni. Dal sei al tredici aprile del 1945, nel parco dei divertimenti, tra giostre e il tunnel dell’orrore, la VI panzer division della Wehrmacht e il XX corpo d’armata sovietica si affrontarono in un’ultima sanguinosa battaglia.
Nel 1946, Philipp Kolnhofer fu eletto presidente del Prater e nel paese in rovina e occupato dalle potenze vincitrici cominciò la ricostruzione del Luna Park. Un’impresa che parve destinata all’insuccesso. Anche il film servì a richiamare l’interesse dei turisti, ma non riuscì a portare visitatori in numero sufficiente. Il turismo di massa non esisteva ancora, e con gli anni Sessanta le tipiche attrazioni passarono di moda, non riuscivano più ad affascinare i giovani. Intorno all’area cominciarono ad aprirsi piccoli cinema riservati al porno. La fine apparve vicina. Il futuro apparteneva a nuovi centri del divertimento come Disneyland, alle porte di Parigi.
Con gli anni Novanta cominciò una sorta di rinascimento. Il Prater, vasto sei chilometri quadrati, riuscì a modernizzarsi senza perdere la sua anima, evitando di trasformarsi in una piccola Disneyland mitteleuropea. Nel 2014, furono investiti dieci milioni di euro per acquistare nuove attrezzature. Al cinema si vedono film spettacolari con mostri creati al computer, e al Prater si torna ad entrare nel tunnel dell’orrore per provare un brivido con orchi e streghe di cartapesta. E le gondole della ruota vengono affittate per celebrare mentre si gira su Vienna matrimoni e compleanni accompagnati con il motivo del Terzo uomo eseguito alla cetra.