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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Elogio di Maurizio Crozza, l’ircocervo della comunicazione

Ho un obiettivo, cercare di capire in che mondo vivranno i miei amati nipotini. C’è un verso di Odysseas Elyts che mi è caro «Certo per informarsi esistono mille metodi/ma per penetrare l’avvenire/ci vuole il candore». Loro sono candidi, come tutti i loro coetanei, io invece il candore lo sto ricercando, così esploro sentieri diversi, spesso bizzarri. Tra questi ci sono i talk show, dei quali sono un consumatore industriale, tanto sono utili per il mio lavoro di analista. Poi i talk mi piacciono per l’alta concentrazione di autorevolezza senza competenza di cui sono pervasi. Anatole France, uomo del suo tempo, diceva «letto e tavola sono due mobili per i quali avere la massima stima». Che piaccia o meno lo «schermo» (tv o internet) è il terzo mobile di cui avere stima.
Il talk ha avuto la sua epopea durante il «belusconismo imperante», poi il declino, ora, con il «renzismo montante», è alla ricerca di un nuovo riposizionamento. Il format dell’epoca berlusconiana era semplice, si scontravano «berlusconiani» e «anti», con il conduttore mai terzo, sempre a favore degli «anti». Quel mondo finì il 10 gennaio 2013, quando la vittima sacrificale Silvio Berlusconi ribaltò la situazione, un coupe de theatre diventato subito virale: con un candido fazzoletto di seta ripulì la sedia sulla quale fino a poco prima era seduto il suo nemico più intelligente e spietato, Marco Travaglio, Santoro, spiazzato, ci apparì bollito. L’antiberlusconismo fini lì, così il berlusconismo, un certo mondo finto che tutto aveva contaminato, compresi la politica, l’economia, la magistratura, era cancellato per sempre. Rinascerà in salsa toscana? Vedremo.
Curiosamente dei tre attori di quella magica serata, due scomparvero dalle scene, Santoro e Berlusconi. Imbarazzante la lentissima uscita di scena del Cav., non certo degna della sua entrata (mi sta ricordando la faticosa morte del generalissimo Franco).
Invece, Travaglio si riposizionò come ospite fisso, grazie al suo infinito «archivio» e a una capacità di analisi/esposizione superiore, infatti in ogni talk domina tutti gli altri ospiti, facendoli apparire come membri di imbarazzanti compagnie di giro (renziane o antirenziane). L’Establishment del Partito della Nazione escludendolo dalle sue reti lo ha costretto su La7, forse senza sapere che per noi telespettatori comuni essa è in realtà la rete leader dei talk politici. Quelle Rai e Mediaset sono uscite, per insipienza, da questo segmento, evirate dai loro stessi editori. Così campo libero all’unico editore puro, Urbano Cairo.
I talk de La7, gestione Cairo, mi ricordano la prima lettera ai Corinzi, quando San Paolo auspica eresie, cercando una concorrenza via via più inesistente stanno ritrovando un riposizionamento, grazie alla trasformazione di Maurizio Crozza in un ircocervo della comunicazione. Scomparsi tutti gli altri comici legati al canovaccio antiberlusconiano, Cairo ha capito il possibile mutamento genetico di Crozza, lui era percepito come comico, in realtà da maschera stava trasfigurandosi nel brand de La7, per andarsi a configurare come potenziale leader di una maggioranza silenziosa, quella dei non votanti (oltre il 40%!) e degli indecisi. A lui guardano giovani pentastellati e leghisti, insomma quegli italiani anti establishment che sono in netta crescita.
Sia chiaro, non un nuovo attore politico che scende in campo, ma un direttore editoriale di nuovo tipo, che attraverso una lettura ironica e feroce del paese, copre nuovi territori dell’informazione, oggi ridotti a incolta baraggia. Ciò che propone Crozza non è più il siparietto o la battuta da avanspettacolo, ma un sofisticato prodotto comunicazionale, tarato sui bisogni di una vasta platea, dagli indubbi contenuti politici, di certo alternativo alle élite.
Rai e Mediaset, in nome del Partito della Nazione (ipotizzo che nascerà prima di ottobre per vincere il referendum), si identificano con il passato, non essendo credibili nel mondo della baraggia, del quale non conoscono l’humus, i linguaggi, le sensibilità. Il prodotto «Crozza» potrebbe diventare una minaccia per l’Establishment? Lo sapremo presto.
In prospettiva questo è tema di vasto interesse e complessità, ci tornerò, spero mantenendo il giusto candore, come suggerito da Elyts.