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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Il successo dei balbuzienti

«Il mio sogno è vincere per dare una mano alla mia famiglia, nessuno lavora e io devo fare la mia parte». Il ragazzo marocchino Isam è balbuziente e ci mette un po’, sul palco di Italia’s Got Talent, a presentarsi. Ma poi si esibisce in un beatbox che lascia a bocca aperta i quattro giudici Claudio Bisio, Luciana Littizzetto, Nina Zilli e Frank Matano, guadagnandosi quattro sì e la finale del programma di Sky. Da poco tempo i media si sono accorti della balbuzie, finora rimasto una sorta di pianeta alieno, poco compreso e tutto da esplorare: l’Oscar per il miglior cortometraggio è andato a Stutterer diretto dall’irlandese Benjamin Cleary incentrato sui problemi sentimentali di un balbuziente (stutterer, appunto). È il secondo film sulla balbuzie a conquistare l’ambita statuetta 5 anni dopo Il discorso del re, sulla lotta del padre della futura regina Elisabetta Giorgio VI per parlare in radio ai suoi sudditi. Ed è in arrivo il 7 maggio al Trento Film Festival (ma il debutto ufficiale sarà in autunno alla Festa del Cinema di Roma) The Habit of Beauty (I nostri passi il titolo italiano), film anglo-italiano interpretato da Francesca Neri e Noel Clarke, prodotto dal torinese Enrico Tessarin e diretto da Mirko Pincelli, in cui ha un ruolo importante Ian, un ragazzo balbuziente (Nico Mirallegro).
Il problema
Il balbuziente è come l’incredibile Hulk della Marvel: normalissimo Dottor Banner quando è tranquillo, lo stress lo trasforma in un mostro. Nel caso del balbuziente l’ansia attiva il demone sotto la lingua che gli impedisce di parlare o, comunque, di dire esattamente quello che vuole (spesso cerca sinonimi o fa convoluti giri di parole per riuscire a comunicare). È un pianeta che, da balbuziente, conosco bene e non è difficile per chiunque di noi identificarsi in Greenwood (Matthew Needham), il protagonista di Stutterer, che ha scarsa stima di se stesso perché balbetta. Conosce online una ragazza Ellie (Chloe Pirrie) ma dopo alcuni mesi di chat lei lo vuole incontrare di persona e Greenwood è terrorizzato da quello che potrà pensare di lui viste le sue difficoltà a parlare.
Le soluzioni
Ma ci sono strumenti per migliorarsi. «La balbuzie è una percezione interiore – dice la psicologa Chiara Comastri – e il mio obiettivo è strutturare un percorso che permetta a chiunque di comunicare in qualsiasi circostanza emotiva» 41 anni, reggiana ma da anni residente a Torino, con un passato da balbuziente, Comastri è ideatrice di Psicodizione www.psicodizione.it (mix di tecniche nel parlare e di approccio psicologico) allo scopo non solo di combattere la balbuzie, ma anche permettere ai balbuzienti di migliorare il proprio approccio al mondo. «Ho sempre invidiato chi riusciva a parlare bene in qualsiasi circostanza emotiva. Psicodizione permette alla persona di appropriarsi della parola e della propria comunicazione, potenziandone l’efficacia, anche sotto ansia. Così, inoltre, cresce l’autostima e ci si mette alla prova in situazioni prima evitate (parlare al telefono ad esempio). Si può smettere di fingere di non dare peso alla balbuzie per non darla vinta a chi ci prende in giro o ci guarda con pietismo».
Il film
Nel 2012 è uscito il documentario su Psicodizione My Words and I, non a caso prodotto Tessarin e diretto da Pincelli, gli autori di The Habit of Beauty. «L’idea del film ci è infatti venuta quando lavoravamo al documentario – dice Tessarin -. La pellicola è una storia di mondi opposti: Italia e Inghilterra, il mondo rarefatto dell’arte e la brutale realtà dei ghetti londinesi da cui esce Ian, il nostro ragazzino balbuziente. Il protagonista lo aiuta facendogli scoprire la passione per la fotografia, un’arte dove la parola diventa quasi irrilevante e dove la balbuzie e le sue umili origini cessano di essere un problema».
La dottoressa Comastri ha allenato Mirallegro a diventare balbuziente. «È stata un’esperienza affascinante, ho fatto il contrario di quello che normalmente faccio. Prima abbiamo lavorato sugli spasmi meccanici poi su quelli mentali e infine sulle frasi. L’ho fatto stare a contatto con i ragazzi del mio corso ed era felice di aver conosciuto questo mondo». D’altronde, come accade a Ian in The Habit of Beauty a volte un difetto è anche una spinta per migliorarsi, magari passando da Hulk a un altro supereroe Marvel, Daredevil, che pur essendo cieco passa le sue notti a combattere i criminali sui tetti di New York.