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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

La nuova vita dei Pesenti, dal cemento alle sfilate di Cavalli

Dal cemento alle sfilate di Cavalli, dai salotti buoni ai gioielli di Buccellati. La prossima acquisizione di Clessidra, il principale fondo di «private equity» italiano fondato nel 2003 da Claudio Sposito, prematuramente scomparso a gennaio, proietta i Pesenti e la loro Italmobiliare verso la loro «terza vita». Dopo il pieno di banche e assicurazioni (la Ras, per esempio) che caratterizza fino agli Anni 60 e 70 la finanziaria allora guidata da Carlo Pesenti (nonno dell’attuale omonimo consigliere delegato), il figlio Giampiero, attuale presidente, tra gli Anni 80 e 90 circoscrive l’impegno della famiglia in due ambiti: cemento e salotti buoni. Italcementi, per dire, nel 1992 – proprio sotto la guida di Giampiero – mette a segno la più grande operazione italiana all’estero, conquistando la Ciment Français che, quanto a fatturato, triplicava quello del gruppo bergamasco. Parallelamente in portafoglio restano la Franco Tosi (poi ceduta all’Abb), il consorzio Crea dell’acqua, l’azienda dei trasporti di Bergamo (Sab) poi finita ad Aviva. E i due gioielli della corona: la partecipazione in Mediobanca e quella in Rcs, l’allora salotto buono di cui Giampiero a lungo avrebbe guidato il patto di sindacato dei grandi soci.
Poi arrivano Lehman Brothers, la grande recessione, la crisi. L’industria del cemento reagisce dando vita a colossi mondiali. Di fronte alla fusione tra i due campioni del mondo del settore, ovvero Holcim e Lafarge, a Bergamo si convincono che per lo sviluppo il consolidamento è inevitabile. Si arriva così all’accordo, lo scorso anno, con HeidelbergCement, che segna la fine anche della «seconda vita» dei Pesenti. Certo, del miliardo e settecento milioni che ricaveranno dalla cessione circa 800 milioni li reinvesteranno nel colosso del cemento. Ma se prima quest’ultimo settore pesava per il 65% del valore dell’attivo netto di Italmobiliare, ora scenderà al 30%, in virtù del 5% di Heidelberg che resterà in capo alla holding, seconda azionista del colosso. Al timone di Carlo Pesenti, sempre elegantissimo ma rigorosamente in bicicletta, Italmobiliare volta pagina. Subito si dice pronto a «reinvestire la liquidità in Italia». La potenza di fuoco di Italmobiliare post Italcementi è notevole: circa un miliardo di euro.
Pesenti, anche nell’ultima assemblea, sottolinea come tra gli investimenti non ci saranno banche ed editoria. Del Corriere resta ormai uno 0,2% «per affetto», in Mediobanca l’1,5% è tuttora sindacato nel patto, ma senza grandi entusiasmi. L’ultima cessione è stata proprio una banca, la svizzera Finter. Ora, dunque, largo alla diversificazione. Qui si inserisce l’impegno in Clessidra, attraverso cui Italmobiliare conta di fare da catalizzatore di ulteriori risorse per sviluppare «campioni» del «made in Italy», come quelli in cui i fondi della Sgr sono già investiti. Non per nulla si dice che, tra le prime mosse, ci potrebbe essere l’impegno di Italmobiliare nel sottoscrivere quote del fondo III di Clessidra. Dopo la scomparsa di Sposito l’originale obiettivo di raccolta da 1,1 miliardi è stato ridimensionato, si dice, attorno a 7-800 milioni, di cui sarebbero coperti poco meno di 600 milioni. Un eventuale ingresso dei Pesenti, anche con una cifra non enorme, potrebbe rilanciare le sorti del fondo che già ha impegnato 300 milioni nelle operazioni chiuse sulla Roberto Cavalli e sull’Istituto centrale delle banche popolari (CartaSi). E far decollare la nuova stagione dei Pesenti.