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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Gli Stati Uniti e l’evasione fiscale

Da alcuni anni i repubblicani negli Stati Uniti fanno la guerra all’Irs (Internal Revenue Service, l’Agenzia delle entrate). L’hanno accusata di prevenzione nei confronti di associazioni politiche conservatrici; hanno approvato al Congresso una legge per negare i bonus ai suoi dirigenti se il servizio non diventerà più efficiente e durante le campagne elettorali promettono di abolirla del tutto o quanto meno di ridurla al lumicino. In teoria promettono anche una semplificazione radicale del codice tributario o l’introduzione di una «flat tax» uguale per tutti, ma su questo ci credono in pochi. Da dove viene tutto questo astio? E intanto aumentano le frodi ai danni dello Stato. L’America non era una volta il Paese dove ogni cittadino era patriotticamente fiero di pagare le tasse e per questo l’evasione era minima? Che cosa è successo?
Giustino Menescardi 

Caro Menescardi,
Uno degli aspetti più singolari di questa vicenda è proprio quello delle frodi fiscali. Secondo un recente articolo del New York Times, l’Agenzia americana delle entrate risponde alla campagna ostile dei repubblicani ricordando che è alle prese con un numero crescente di reati. Vi sono furti di identità per incassare rimborsi dovuti ad altri contribuenti (quadruplicati negli ultimi 6 anni sino a 730.000 casi in questo momento). Vi sono persone che si fingono funzionari dell’Agenzia per pretendere denaro da contribuenti particolarmente vulnerabili: persone anziane o recentemente immigrate. Vi sono accertamenti fiscali e richieste di chiarimenti che languono negli archivi dell’Irs in attesa di impiegati e funzionari che abbiano il tempo di occuparsene.
Negli anni passati, dietro queste frodi, vi era un numero limitato di ladri e imbroglioni. Oggi vi sono organizzazioni criminali che dispongono di mezzi molto più raffinati ed efficaci. Costretta ad affrontare questa crescente minaccia, l’Agenzia americana delle entrate è stata privata di finanziamenti e personale. Ha perso 5.000 dipendenti in 5 anni e il suo bilancio, nello stesso periodo, è stato ridotto del 17%. Il risultato è che raccoglie meno denaro di quanto potrebbe incassarne in altre circostanze. La perdita sarebbe stata di 6 miliardi di dollari nel 2014 e di 8 miliardi nel 2015.
Qualche giorno fa, una commissione del Congresso ha convocato per una udienza John Koskinen, commissario dell’Irs dal dicembre del 2013. Nel corso del dibattito un deputato repubblicano ha lamentato che l’Agenzia non sia sufficientemente attiva nella lotta all’evasione. «Non si rende conto, ha detto, che il miglior modo per dissuadere il cittadino dall’evasione è quello di perseguire gli evasori?». Koskinen ha risposto: «È quello che sto ripetendo da 2 anni e mezzo».
La lettura dell’articolo del New York Times mi ha ricordato una frase di Tommaso Padoa Schioppa, detta nell’ottobre del 2007, quando era ministro delle Finanze del governo Prodi: «La polemica anti tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente». Non mi sarei mai aspettato che una tale esortazione potesse valere anche per i cittadini americani.