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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Venditti contro i romani: «Invidiosi degli imperatori, da Cesare a Totti»

Grazie Roma. Ma non proprio per tutto. Perché va bene la maestà der Colosseo, e per carità niente da dire sulla santità der Cupolone. Ma il guaio è che tutta questa bellezza «ha allattato e reso spavaldo» il romano, «ma non orgoglioso. L’orgoglio è impegnativo, va difeso. L’orgoglio è per chi pensa di essere fatto per quel mestiere, per quella maglia, per quella città, e che lavorare, giocare, vivere lì sia un onore. Il romano, però, non pensa di essere fatto per Roma, ma che Roma sia fatta per lui».
Pensieri e parole di Antonello Venditti, il cantautore di Roma Capoccia e dell’inno della squadra giallo-rossa, di Campo de’ fiori e di Sora Rosa, di Grazie Roma e di Circo Massimo. E uno che ha scritto tutti questi brani sulla sua città è difficile credere che sia in viaggio su un carroccio in direzione leghista.
Ma essere nato nel quartiere Trieste e vivere a Trastevere non è garanzia di acriticità nei confronti di un luogo tanto amato. E allora per sferrare con malcelata misericordia il proprio j’accuse si può per esempio ipotizzare di buttare giù un libro (Nella notte di Roma, che esce oggi per Rizzoli) e immaginare di andarsene in giro (in compagnia di una ragazza, Laura, conosciuta per caso) imboccando strade e viali che costeggiano vecchi e nuovi vizi di una città il cui «futuro è tutto nel passato».
Inoltrandosi a bordo di una piccola auto tra i mille monumenti della Capitale, Venditti scorge peccati che attecchiscono come l’erba cattiva. E ce n’è uno più di tutti che suona come un paradosso: la Purezza. Che «nella fisiologia romana» è un’aberrazione. «Il vizio è l’ordine, la regola... ha invaso ogni strato». Guidando Nella notte di Roma, Antonello pensa a «Mafia Capitale, alle primarie taroccate e non credibili del cosiddetto Pd. Ecco perché, qualche settimana fa, non sono andato a votare a quelle di Roma: votare per chi, votare perché?, non voglio essere usato per legittimare qualcosa che trovo illegittimo».
Possibile che nella città eterna non ci siano più tracce di onestà e idealismo? All’ombra del Colosseo, per Venditti, sono «virtù eroiche». Il romano si è addirittura inventato «l’eroismo parlamentare, quando l’onestà dovrebbe essere all’ordine del giorno». E tutto questo è successo (forse) a causa della «caduta dei riferimenti. Per la mia generazione c’è stato Berlinguer. Il Padre politico. Ecco la questione: dove sono finiti i Padri? I Padri hanno fallito». Storica materia di discussione. «Adesso però c’è un’altra Storia in corso: quella dell’Italia toscanizzata, dei patti del Nazareno, del partito della nazione, l’Italia di Renzi e Verdini. E Roma scivola in subordine. Quando un corpo collassa la prima cosa a spostarsi è il baricentro».
Sembra che quella lontana Roma Capoccia («la mia canzone più fraintesa») sia definitivamente spacciata, infestata anche dal vizio d’Invidia «di cui gli imperatori di Roma continuano a far le spese, da Cesare a Totti». Insomma, Bomba o non bomba, arrivando a Roma, Venditti direbbe: Benvenuti in paradiso o In questo mondo di ladri?