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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

A Roma crolla un albero ogni quattro giorni

Uno ogni quattro giorni si schianta al suolo. Sono 118, l’ultimo ieri e 12 solo nella giornata di lunedì, gli alberi monumentali che in meno di un anno e mezzo a Roma sono crollati sfiniti dalle violente raffiche di vento, dalle potature mal eseguite, dalle piogge sempre più abbondanti di un clima che dal mediterraneo ha virato al tropicale. E sono 860 i rami che si sono spezzati abbattendosi su automobili in sosta, scooter in movimento – due centauri sono stati uccisi dalle fronde pesanti – e sulle aree giochi di scuole e parchi pubblici. Sotto accusa i cambiamenti climatici, «ma nove volte su dieci – spiega Stefano Lorenzi, arboricoltore professionista – si tratta di alberi maltrattati dagli scavi e dal rifacimento dei marciapiedi oppure compromessi da anni di potature sbagliate».
I numeri del Servizio giardini del Comune di Roma sono da confrontare con il vastissimo patrimonio arboreo della Capitale: con 40 milioni di metri quadrati di parchi e 330mila alberi, nessuna città è così verde. Eppure nel bilancio per la manutenzione sono stati stanziati appena 4 milioni e mezzo di euro, poco più di 10 centesimi al metro quadrato. A Milano la situazione è rovesciata: sono 17 i milioni di metri quadrati di verde urbano e 300mila gli alberi, ma la giunta Pisapia ha destinato alla manutenzione 20 milioni di euro, insomma più fondi che metri quadrati. Se si guarda, invece, a Torino, i fusti sono 110mila e per la loro cura l’amministrazione ha messo a bilancio 2 milioni di euro, circa 18 euro a tronco. La più devastata dal clima impazzito è stata Firenze, nel giro di tre anni al parco delle Cascine piogge e uragani hanno spazzato via circa 500 alberi: un’ecatombe. Le piante avevano ormai un’età, ma il sindaco Nardella ha promesso un massiccio piano per mettere a dimora duemila piante giovani ogni anno. «Torino – aggiunge Lorenzi – è un’eccellenza perché negli ultimi 15 anni i tecnici si sono formati e aggiornati, le potature vengono eseguite in modo accorto ma soprattutto è stato attivato un sistema di filiera che controlla l’albero dal vivaio fino al momento in cui viene impiantato, solo così viene garantita e certificata la qualità dell’arbusto». Roma, invece, è costretta a fare i conti con un Servizio giardini allo stremo delle forze. Dei 1.500 giardinieri che curavano il verde negli anni Ottanta, ne sono rimasti appena il 250: a conti fatti ogni tecnico cura 1.320 alberi. Il paradosso è che se un tempo in 250 si occupavano solo del centro storico più importante d’Italia, adesso sono in dieci. E se viene meno la manutenzione ordinaria, ecco che si ricorre alla straordinaria con appalti spesso dispendiosi, molti dei quali finiti nell’inchiesta di Mafia capitale. «Ditte private – argomenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – che spesso hanno scarse competenze». Oltre che pochi, i giardinieri comunali sono anche costretti a lavorare con attrezzature ormai obsolete e ridotte a poche unità. Il caso di Villa Pamphili, l’area verde da 184 ettari più grande della città, dà la misura della débâcle: c’è solo un decespugliatore per affrontare erbacce, arbusti e sterpaglie. E se pure l’unico esemplare si dovesse rompere, non resta che la riparazione fai da te.