Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Federica Pellegrini, tutta orgogliosa di fare la portabandiera italiana a Rio: «Sono più matura, sono una donna, sono tornata»

Federica Pellegrini alfiere d’Italia, la reazione?
«Emozione fortissima, orgoglio, patriottismo, appartenza, squadra. I lacrimoni di mio papà Roberto all’annuncio».
Eppure non è una sorpresa.
«Le voci giravano, ma per scaramanzia facevo finta di niente. E se poi non fossi stata scelta?».
Chi altri?
«È un onore e una responsabilità, ringrazio per avermi chiamata per un ruolo così importante. Lo sport è la mia vita e la mia passione. Ho avuto una carriera di alti e bassi, ho perso la strada e persone care come il mio allenatore mentore Castagnetti, ne ho ritrovate altre e insieme la direzione. Ho un tempo di reazione molto veloce. Io sono una combattente».
Il messaggio della capitana azzurra a Rio?
«Porto la voglia di lottare nello sport e nella vita. Questo ho imparato da quando ero una ragazzina spensierata ad Atene 2004, impacciata su cosa e come farlo anche se entrai col 1° tempo nella finale dei 200 stile libero. E dire che i miei genitori erano increduli persino della mia convocazione in nazionale. Da allora eccomi donna, alfiere d’Italia in Brasile. Il più bel regalo di compleanno della mia vita. Se mi interessa la mondovisione? Più che altro mi inorgoglisce rappresentare la nazione. Spero che gli italiani si sentano più italiani seguendo queste Olimpiadi, al di là dei risultati. Vorrà dire che lo sport ha vinto».
A Londra disse che non avrebbe portato la bandiera.
«Le polemiche che ne seguirono mi fecero molto male. Perché sono una molto patriottica, vivo per gareggiare col tricolore al petto. Dire quella cosa per me fu abbastanza logico: il giorno dopo la cerimonia avevo i 400 metri stile libero, una delle mie gare più importanti, e recuperare dopo la sfilata sarebbe stato impossibile. Ora non li faccio più, avrò la staffetta nel pomeriggio. E finalmente potrò fare la mia prima cerimonia alla mia quarta Olimpiade».
Idolo per molti, antipatica per altri.
«Musona e antipatica lo sono e lo sarò sempre, per alcuni. È che io non uso filtri, dico quello che penso: autentica».
La Vezzali, che l’ha preceduta come alfiere, ha detto addio alla carriera a 42 anni.
«Personalmente non la conosco, ma dev’essere molto determinata per vincere così tanto e così a lungo. A Londra mi ricordo la sua fierezza, noi andavamo a dormire e la festa per loro cominciava. Era emozionata ed emozionante. Ho visto anche i filmati con Sara Simeoni a Los Angeles 1984, elegante e fine».
L’Italia prima nazione con 5 donne alfiere.
«Bella soddisfazione, anche se non deve essere una gara ai numeri. Nello sport conta la sostanza».
Per lei cos’è cambiato da Londra?
«Mille cose, come sempre. I Giochi del 2012 sono stati la più grande delusione della mia carriera. Al di là di vincere o perdere, la mia preoccupazione era un’altra: non mi sentivo pronta a competere con le altre. Ho fatto un anno di stacco, stanno arrivando i risultati. Tornata».
Per arrivare dove a Rio?
«Non ne voglio ancora parlare, anzi non ci voglio proprio pensare, per scaramanzia. I miei li lascio a casa, non sono mai venuti ai Giochi tranne che a Londra, il che spiega perché rimangono in Italia. Però alla cerimonia col presidente Mattarella sì che li porto, promesso. Comunque a Rio mancano 100 giorni e molte cose in mezzo: gli Europei a Londra dove gareggerò nelle staffette, il Settecolli a Roma, il collegiale in Sierra Nevada. C’è strada da fare».
E dopo, si ritirerà?
«Mi darò tempo per pensarci. Un po’ c’è la voglia di continuare, un po’ di fare una vita diversa. Sarà una scelta molto difficile in entrambi i casi. Ma se continuo, sarà per arrivare a Tokyo».