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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

I migranti che passano dall’Italia all’Austria sono di meno di quelli che fanno il percorso inverso

C’è un dato che il governo italiano sta facendo pesare nei colloqui con i rappresentanti dell’Unione Europea per tentare di contrastare l’offensiva austriaca. Riguarda gli arrivi nel nostro Paese attraverso il valico del Brennero, ma anche i passaggi dal Tarvisio. E dimostra – questa è la contestazione – che in realtà il problema sono i flussi in entrata più che quelli in uscita. Perché nel 2015 sono state 3.143 le persone che hanno varcato il confine mentre nei primi quattro mesi del 2016, vale a dire da quando è cominciata la «campagna» di Vienna, sono 2.051. E dunque siamo già oltre il 65 per cento rispetto al totale degli ingressi di un anno fa. Nella maggior parte si tratta di pachistani e afghani, dunque nazionalità che non hanno il diritto automatico a vedersi riconosciuto lo status di rifugiati.
Incontro al Viminale
Oggi pomeriggio il titolare del Viminale Angelino Alfano incontrerà a Roma il neoministro dell’Interno austriaco Wolfgang Sobotka. Al centro dei colloqui ci sarà naturalmente la barriera che si è già iniziato a costruire, ma anche la necessità che tra i due Stati «rimanga aperto il dialogo e la collaborazione, escludendo però la possibilità di alzare muri». E anche a lui – che è stato scelto dieci giorni fa evidentemente proprio per portare avanti la linea dura – Alfano ribadirà che sono i numeri a smentire la necessità di bloccare il confine. Anche tenendo conto che negli ultimi mesi «sono stati intensificati i controlli sia per quanto riguarda i treni, sia per i veicoli in transito. Ma nulla convincerà l’Italia della necessità di chiudere i valichi».
Esclusa anche la possibilità che siano i poliziotti austriaci ad effettuare verifiche sui convogli che entrano nel nostro Paese. Del resto è il trattato di Schengen ad impedire questo tipo di attività e l’Italia non intende retrocedere, proprio perché difende quell’intesa e chiede invece la revisione dell’accordo di Dublino affinché si preveda che chi richiede asilo non sia più obbligato a farlo nello Stato di primo ingresso.
Gli arrivi dal mare
Una modifica ritenuta indispensabile soprattutto dopo aver analizzato i numeri dei nuovi arrivi dal mare. Secondo i dati aggiornati a ieri mattina sono 27.050 gli stranieri giunti attraverso la rotta del Mediterraneo, dunque partiti dalla Libia o – in minima parte – dall’Egitto. Soltanto nell’ultimo fine settimana ne sono giunti più di 1.000. Gli osservatori sono concordi nel ritenere che il flusso – già altissimo rispetto al 2015 e soprattutto al 2014 che fu anno record per gli sbarchi – potrebbe ulteriormente impennarsi.
Per questo il ministro Alfano ha chiesto all’Europa di valutare la possibilità di creare nuovi «hotspot», vale a dire i centri di identificazione e smistamento, direttamente a bordo delle navi che si trovano nel Mediterraneo e soccorrono i migranti. Si tratta infatti in molti casi di imbarcazioni straniere che dopo il salvataggio portano i naufraghi direttamente nei porti italiani. Se la procedura di riconoscimento venisse effettuata a bordo, si avrebbe invece il vantaggio di poter trasferire subito gli stranieri nel Paese di cui la nave batte bandiera o comunque lì dove chiedono di poter ottenere l’accoglienza come profughi.