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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Berlusconi ha (quasi) deciso: vende il Milan ai cinesi

Il contrappasso storico fa impallidire il compromesso storico, altro che Moro e Berlinguer. Stavolta l’anticomunista viscerale Berlusconi, per sanare la crisi economica e tecnica del Milan, è davvero vicino a venderlo ai comunisti per definizione: i cinesi. La vicenda è arrivata alle ore cruciali, mentre proprio dalla Cina filtravano le indiscrezioni sulla volontà del miliardario Jack Ma, re dell’e-commerce col gruppo Alibaba e secondo uomo più ricco del paese, di partecipare all’operazione. Se Berlusconi darà il via libera, il consiglio d’amministrazione di Fininvest, la holding di famiglia, si potrà riunire per ratificare il nulla osta alla trattativa in esclusiva con la cordata di imprenditori pronti a entrare nel calcio italiano sotto la divisa del governo di Pechino. In caso di assenso da Arcore, si apriranno due prospettive: l’accelerata già a metà della prossima settimana, con chiusura dell’affare tra fine maggio e metà giugno, carta elettorale a cavallo delle amministrative, oppure una procedura più lenta, perché il demiurgo del Milan è restio a cedere la maggioranza delle quote e vorrebbe conservare il controllo della società.
In entrambe le ipotesi sta per cadere il velo su chi avrebbe presentato l’offerta, che si fonda su una valutazione complessiva di circa 500 milioni di euro e che contempla due possibili opzioni: l’acquisizione del 60-70% oppure la suddivisione iniziale al 50% con Fininvest, per poi salire alla maggioranza entro un anno. Gli imprenditori in questione – da 4 a 6, a seconda delle ricostruzioni – sono comunisti sui generis, dato lo sviluppo globale dell’economia cinese, ma devono comunque rispondere al governo del segretario del partito Xi Jinping, noto appassionato di calcio. Il patto di segretezza sui ripetuti incontri con i rappresentanti di Fininvest ha finora protetto l’identità degli investitori del consorzio. Tuttavia ieri è partita da Guangzhou una clamorosa notizia: il cinquantaduenne Jack Ma, creatore nel 1999 di Alibaba e comproprietario del più importante club di calcio della Cina, il Guangzhou Evergrande Taobao allenato per tre anni con successo (tre campionati vinti e una Champions d’Asia) dall’ex ct della Nazionale italiana Lippi, sarebbe interessato a rilevare quote del Milan e a coinvolgere lo stesso Lippi come garante sportivo, nel ruolo di direttore tecnico, inducendolo a preferire Milanello a Coverciano, dove potrebbe invece diventare il futuro coordinatore tecnico della Figc.
Di sicuro Jack Ma, la cui compagnia ha 632 milioni di utenti e raggruppa Taobao (l’ebay cinese), Aliplay (il sistema di pagamento elettronico), Weibo (l’omologo di Twitter) e Alibaba pictures (settore cinematografico), ha già dimostrato interesse per il calcio europeo: due anni fa studiò l’eventuale ingresso nella Roma e sempre nel 2014 decise di entrare nel Guangzhou col 50%. Con Berlusconi, che in privato non ha mai nascosto di ammirarne “l’inventiva e il coraggio imprenditoriale”, i rapporti sono ottimi e diretti, anche se finora ufficialmente non avevano mai parlato di calcio. La passione di Ma per l’Italia è nota e ricambiata: la sua visita a Vinitaly, a Verona, è stata l’occasione per siglare un patto commerciale col presidente del consiglio Renzi.
I “no comment” di Fininvest e dello stesso Alibaba non hanno sciolto i dubbi sulla composizione della cordata, che viene descritta come sostanzialmente paritetica e perciò priva di una figura dominante, come sarebbe appunto quella del re dell’e-commerce cinese. Si segnala, tra l’altro, il potenziale e curioso intreccio tra Milan e Inter: Alibaba è entrata nel 2015 in Suning, la società prossima ad acquisire quote dell’Inter. Nessuno, però, smentisce più il dato di fondo: la svolta cinese è la soluzione individuata per rimediare al dissesto economico del Milan, che oggi l’assemblea degli azionisti e il successivo Cda renderanno ufficiale con l’approvazione del bilancio 2015 (-89,3 milioni). Nella galassia milanista e in quella aziendale vengono disegnati tutti gli scenari ipotetici sul riassetto societario, da Berlusconi presidente onorario a Barbara membro del Cda a Galliani in una nuova veste aziendale. La prospettiva di Berlusconi ancora al comando solitario del club viene invece allontanata con rabbia dalla maggioranza dei tifosi, che sul web si stanno scatenando con ferocia: si va dai fotomontaggi di Berlusconi vestito da Mao alle battute sui ticinesi – l’advisor svizzero i cui guai giudiziari bloccarono la trattativa col broker thailandese Bee Taechaubol – che spianano la strada ai cinesi. La tentazione è sempre più forte: l’unico ostacolo, ormai, è l’orgoglio del patriarca.