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 2016  aprile 28 Giovedì calendario

Vienna progetta al Brennero una barriera alta quattro metri • Il presidente del Pd campano parlava da mesi con l’uomo dei clan • Salah Abdeslam è stato consegnato alla Francia • A Roma cade un albero ogni quattro giorni

 

Austria 1 Vienna non arretra rispetto ai primi annunci d’inizio mese sul rafforzamento dei controlli al Brennero per fermare l’ondata dei migranti. Anzi, a differenza di allora, quando il progetto era fumoso, ieri in conferenza stampa ha spiegato i punti-chiave del progetto. L’autostrada, subito all’ingresso in Austria, vedrà una velocità massima ridotta a trenta chilometri all’ora e la divisione della carreggiata in quattro corsie, metà per i camion e metà per le macchine, così da facilitare l’«esame» dei poliziotti che, al Brennero, cresceranno di numero (in arrivo 250 agenti) e che potrebbero, in casi di emergenza, ricevere il sostegno dei soldati dell’Esercito. Gli agenti guarderanno dentro ogni veicolo e faranno anche dei controlli con i raggi infrarossi sui camion, in modo da individuare carichi sospetti. Non si esclude, per incrementare ulteriormente la «linea di difesa», l’allestimento di una barriera (una rete metallica o transenne alte 4 metri per 370 metri totali) che tagli l’autostrada. Sulla strada statale che attraversa il paese Brennero, gli «ostacoli» saranno rappresentanti da cordoni della Polizei . Gli austriaci hanno compiuto sopralluoghi, due settimane fa, sui terreni per le case mobili che fungeranno da uffici di identificazione. Se l’Italia non dovesse concedere agli austriaci la possibilità di controllare i treni già a Fortezza, all’imbocco della Val Pusteria, a 35 chilometri dal confine, oltre alla barriera istituiranno anche una fermata ferroviaria obbligatoria a Steinach: per controllare ogni singolo vagone (Galli, Cds; Cancan, Sta).

Austria 2 Il premier Matteo Renzi dice che l’ipotesi di chiudere il Brennero è «sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro». La presidente della Camera Laura Boldrini vede nel piano austriaco «la resa dell’Unione europea» (ibidem)

Graziano I carabinieri hanno segnalato alla Procura antimafia che i rapporti tra Stefano Graziano, il dirigente del Pd Campania e presidente del Consiglio Regionale, e l’imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria, ritenuto ufficiale di collegamento tra la politica locale e «il clan dei Casalesi fazione Zagaria» sono continuati nel tempo. Non solo sono iniziati prima della elezione del Consiglio Regionale della Campania (31 maggio 2015), ma sono proseguiti anche in questi mesi. Gli investigatori hanno verificato anche il numero delle preferenze ottenute dal candidato Graziano, registrando dei picchi anomali nei comuni del clan Zagaria. Ma la posizione dell’esponente Pd, indagato per concorso esterno all’associazione camorrista, non è ancora definita. Tutto il materiale informatico (computer, tablet e smartphone) sequestrato nella perquisizione dell’altro giorno, deve essere ancora analizzato dagli esperti dei carabinieri e della finanza. Posizione sospesa, la sua, nel senso che non sono sufficienti gli elementi finora raccolti per chiedere il suo arresto o il processo ma solo per indagarlo, per il momento. L’ipotesi investigativa è che lui si sia proposto come referente politico dei Casalesi attraverso l’imprenditore Zagaria, la cui posizione si aggrava. Sempre più compromesso per i suoi rapporti con Gomorra, Zagaria, per l’accusa, stringe «rapporti illeciti di tipo corruttivo con esponenti politici locali». Ma Stefano Graziano poteva non sapere che Alessandro Zagaria, imprenditore incensurato, fosse un esponente dei Casalesi? I pm napoletani, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, vogliono sciogliere questo interrogativo (Ruotolo, Sta).

Abdeslam 1 Salah Abdeslam, il 26enne di origine marocchina che ha partecipato agli attentati terroristici di Parigi e Saint Denis e contribuito a uccidere 130 persone, ha rimesso piede sul territorio francese alle 9 e 05 del mattino di ieri. Unico terrorista superstite del commando, è chiamato a chiarire i molti punti ancora oscuri di quella sera: perché l’operazione allo Stade de France è fallita (una sola vittima oltre ai terroristi kamikaze)? Perché all’ultimo momento lui non si è fatto esplodere come gli altri, compreso suo fratello Brahim (al Comptoir Voltaire)? La rivendicazione dello Stato Islamico parla di quattro obiettivi: lo stadio, i ristoranti, il Bataclan e il XVIII arrondissement, dove però non ci fu alcun attacco. Quale era il bersaglio? E chi avrebbe dovuto condurre l’assalto? Soprattutto, la speranza è che il terrorista arrestato a Molenbeek il 18 marzo scorso, pochi giorni prima degli attentati all’aeroporto e alla metropolitana, possa dare informazioni sui mandanti, gli organizzatori e le fonti di finanziamento della cellula terroristica, incrociando le sue indicazioni con quelle del complice Mohammed Abrini, il «terzo uomo» dell’aereoporto di Bruxelles arrestato ad Anderlecht l’8 aprile. La sera del Bataclan Salah Abdeslam aveva una cintura esplosiva, ma ha rinunciato ad attivarla, fuggendo a Bruxelles: se allora ha preferito la vita al martirio, adesso potrebbe anche scegliere di collaborare con la giustizia ottenendo qualcosa in cambio. Le sue prime mosse mostrano che non sarà così facile. «È un jihadista con una logica ben nota tra i terroristi, cioè mascherare i fatti e denunciare compagni morti per proteggere quelli vivi pronti a passare di nuovo all’azione — dice Samia Maktouf, legale di 17 famiglie coinvolte dagli attentati di Parigi —. E infatti Salah Abdeslam non ha fatto niente per evitare le stragi del 22 marzo a Bruxelles, quando lui era già in prigione mentre il suo amico d’infanzia Abrini stava per colpire all’aeroporto» (Montefiori, Cds).

Abdeslam 2 La linea di difesa di Abdeslam è farsi passare per un pesce piccolo. Il suo avvocato belga, Sven Mary, in un’intervista a Libération ha detto che il terrorista «ha l’intelligenza di un portacenere vuoto, è di una vacuità abissale. L’esempio perfetto dalla generazione Grand Theft Auto che crede di vivere in un videogioco» (ibidem)

Alberi 1 A Roma si schianta al suolo un albero monumentale ogni quattro giorni. Sono 118, l’ultimo ieri e 12 solo nella giornata di lunedì, quelli crollati in meno di un anno e mezzo. E sono 860 i rami che si sono spezzati abbattendosi su automobili in sosta, scooter in movimento (due centauri sono stati uccisi dalle fronde pesanti) e sulle aree giochi di scuole e parchi pubblici. Sotto accusa i cambiamenti climatici, «ma nove volte su dieci — spiega Stefano Lorenzi, arboricoltore professionista — si tratta di alberi maltrattati dagli scavi e dal rifacimento dei marciapiedi oppure compromessi da anni di potature sbagliate» (Serloni, Rep).

Alberi 2 Con 40 milioni di metri quadrati di parchi e 330mila alberi, nessuna città è verde come Roma. Eppure nel bilancio per la manutenzione sono stati stanziati appena 4 milioni e mezzo di euro, poco più di 10 centesimi al metro quadrato. A Milano la situazione è rovesciata: sono 17 i milioni di metri quadrati di verde urbano e 300mila gli alberi, ma la giunta Pisapia ha destinato alla manutenzione 20 milioni di euro, insomma più fondi che metri quadrati. Se si guarda, invece, a Torino, i fusti sono 110mila e per la loro cura l’amministrazione ha messo a bilancio 2 milioni di euro, circa 18 euro a tronco (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)