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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

A Marsiglia, con 400mila euro, i musulmani si sono comprati la sinagoga per trasformarla in moschea

Il compromesso è stato firmato qualche giorno fa davanti a un notaio di Marsiglia: la compravendita di un locale al pian terreno al 14 della rue saint Dominique, a due passi dalla stazione saint-Charles di Marsiglia. Costo dell’operazione 400 mila euro, con grande soddisfazione e strette di mano intorno al tavolo, perché, in definitiva, il proprietario dei luoghi non cambia: almeno così assicurano il venditore, l’associazione ebraica Or Torah, e l’acquirente, l’associazione musulmana Al Badr.
LA COMPRAVENDITA
L’operazione immobiliare modificherà soltanto in parte la destinazione del vano: da sinagoga a moschea. «Non c’è niente di male né di negativo in questa operazione. Preghiamo tutti lo stesso Dio, quello dell’amore e della fraternità. L’essenziale è che tutto si faccia in buona armonia. Non sono soltanto parole. Mi auguro che in questo luogo continuerà a esserci lo spirito di tolleranza e del vivere insieme di cui abbiamo tutti bisogno» ha detto il presidente del Concistoro ebraico di Marsiglia Zvi Ammar per chiudere sul nascere qualsiasi polemica o astrusa interpretazione, tipo: «le sinagoghe in Francia diventano moschee» o «i musulmani cacciano gli ebrei».
POCHI FEDELI
E invece no, l’atto immobiliare non nasconde nessuna guerra di religione né scontro di civiltà tra i 70mila ebrei e i 220mila musulmani di Marsiglia, ma regola una semplice questione di buonsenso. Da anni la sinagoga Or Torah è quasi deserta. Era stata costruita nel 1962, quando arrivarono in Francia gli ebrei d’Algeria. «Scelsero questo quartiere, nel cuore del primo arrondissement di Marsiglia, dove già viveva un’importante comunità musulmana, perché parlavano arabo, spiega Michèle Tibou, presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche a Marsiglia, ma poi i loro figli sono andati a vivere in altre zone della città».
La Sinagoga ha cominciato a svuotarsi, fino a diventare quello che è oggi, un portone d ferro grigio quasi sempre chiuso, tappezzato di tag. Nei giorni di preghiera, si riuniscono, se va bene, una decina di persone. Tra stipendio del rabbino, spese di condominio e manutenzione dell’edificio, il posto è diventato inutilmente costoso per la comunità. Al contrario, a cento metri, proprio dietro l’angolo, in rue Mission de France, la minuscola moschea del quartiere registra il tutto esaurito. Per la preghiera del venerdì, i fedeli sono spesso costretti a inginocchiarsi sul marciapiede. La comunità musulmana ha cercato di «allargarsi» ma senza successo. Avevano trovato un bel locale spazioso vicino alla caserma dei pompieri sulla Canebière, l’arteria commerciale di Marsiglia, ma il municipio, che ha l’ultima parola quando si tratta dell’apertura di un luogo di culto, ha detto no: troppo centrale. No anche a un altro edificio sulla rue Jemmapes, sempre in centro. Alla fine, l’ipotesi di proporre l’affare ai vicini ebrei è sembrata la cosa più naturale. Tutti sono contenti: la comunità ebraica non avrebbe mai potuto sperare di ricavare tanto dal locale che si affaccia nella stradina Saint Dominique, dove i prezzi al metro quadro non sono certo alle stelle mentre la comunità musulmana ha trovato un locale da 250 «posti». Cosa che non deprime affatto la comunità ebraica: «il numero delle sinagoghe è quasi raddoppiato negli ultimi trent’anni, ma in altre zone delle città» ha precisato Zvi Ammar. «Certo, chi ha conosciuto e frequentato Torah avrà una stretta al cuore, ma dobbiamo guardare andare avanti» ha aggiunto Michèle Tibou. Il rogito è previsto tra qualche settimana: se non ci sarà nessun problema da parte del municipio, il locale al 14 rue saint-Dominique dovrebbe cambiare destinazione (religiosa) già a maggio.