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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

L’Italia nel mirino dei terroristi. Lo dice l’intelligence americana

Sono già tra di noi. E si preparano a colpirci. L’Italia, stando all’intelligence americana, è già nel mirino dei terroristi dello Stato Islamico presenti in Europa. Ed è anche uno dei pochi paesi europei assieme, a Gran Bretagna e Germania, dove il Califfato ha attivato una o più cellule operative paragonabili, per struttura e finalità, a quelle entrate in azione in Francia ed in Belgio. Cellule già al lavoro per pianificare e portare a termine attentati sanguinosi e complessi identici a quelli realizzati a Parigi e Bruxelles.
A rendere pubblica l’allarmante conclusione investigativa è il generale James Clapper, numero uno degli 007 americani e responsabile del coordinamento con la Casa Bianca delle 16 agenzie d’intelligence statunitensi.
«Continuiamo a registrare segnali di attività dello Stato Islamico nei Paesi menzionati e questo preoccupa ovviamente sia noi, sia i nostri alleati europei», spiega Clapper durante un incontro con la stampa in cui gli viene chiesto se lo Stato Islamico è riuscito ad inserire in Italia, Germania e Gran Bretagna gruppi di fuoco simili a quelli mandati in Francia e Belgio. Per Clapper le informazioni sull’attività delle cellule del Califfato in Italia, Germania ed Inghilterra, sono confermate da più fonti. E a rendere il tutto più allarmante contribuiscono le corrispondenze tra le risultanze di varie intercettazioni e le confessioni rese dagli uomini dell’Isis catturati in Europa ed altrove. A confermare l’attività delle cellule operative impiantate in Italia contribuisce anche la senatrice francese Nathalie Goulet, responsabile di una commissione di studio sui combattenti europei. Secondo la Goulet l’Italia viene molto spesso «menzionata come possibile obbiettivo».
Questo rappresenta un’apparente anomalia visto il basso numero di jihadisti partiti dal nostro Paese (una novantina in tutto) a fronte dei 1.800 «francesi», 900 «inglesi» e circa 800 «tedeschi» andati a combattere tra le fila del Califfato. Un’anomalia spiegata con la presenza in Italia del Papa e l’interesse a colpire obbiettivi legati al Vaticano o ad altre icone del Cristianesimo. Un interesse stimolato anche dalla proclamazione del Giubileo e dalla presenza in Italia di migliaia di pellegrini cristiani. Un ulteriore problema dell’Italia è però il doppio fronte di penetrazione a disposizione dell’Isis.
Se il fronte più evidente è la Libia, dove il Califfato può contare sulle basi di Sirte, il fronte più minaccioso resta è quello balcanico. Lì il rientro di numerose centinaia di albanesi, kosovari e bosniaci reduci della Siria, oltre alla presenza di arsenali e di centri d’addestramento, costituiscono il pericolo più concreto per il nostro paese. Da lì possono partire, fare base e armarsi le cellule incaricate di colpirci.
Un’altra preoccupazione degli analisti americani impegnati a monitorare la penetrazione in Europa dei nuclei terroristi è lo scarso coordinamento delle diverse agenzie d’intelligence non solo a livello continentale, ma anche all’interno dei singoli stati.
Secondo Clapper, reduce da recente un incontro in Germania con gli omologhi europei, molti paesi Ue non sono ancora riusciti ad avviare un efficace scambio di dati tra le diverse strutture investigative. Un problema evidenziato dalla disastrosa situazione del Belgio dove l’individualismo di dodici diverse forze di polizia, spesso in competizione tra loro, ha sicuramente facilitato il lavoro dei terroristi.
In Francia ed in altre nazioni di prima linea la situazione non appare, però, migliore. Proprio per porre rimedio a queste difficoltà gli Stati Uniti avrebbero incominciato a trasferire alle agenzie europee informazioni provenienti da intercettazioni e da fonti confidenziali mettendo a disposizione anche rimedi strutturali in grado di migliorare il coordinamento, lo scambio dei dati e il controllo delle frontiere.