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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Ritratto di Stefano Graziano, l’uomo che inguaia il Pd in Campania

Ora Stefano Graziano. Ma guai a stupirsi: quella terra, la terra del casertano, è la provincia più inquisita, e arrestata, d’Italia. Politicamente parlando. E non soltanto a sinistra. La guerra tra bande nei clan partitici, e la convivenza con la camorra in quei territori ad alta criminalità, rendono il paesaggio a dir poco accidentato. Verrebbe quasi da dire che, in quel contesto, salvarsi non è facile. I partiti sono per lo più commissariati, e il Pd è stato affidato al senatore Franco Mirabelli, milanese, studi di economia alla Bocconi: «Il marziano», lo chiamano. Stavolta è Graziano a finire nei guai, e l’ex sindaco di Santa Maria Capua Venere. Ma che dire della sindachessa di Maddaloni, la De Lucia, arrestata di recente insieme a tutta la sua «cricca», o del clamoroso arresto del sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, o in generale dell’immoralità politica che tracima da quelle parti? Adesso tutti a chiedersi: da dove sono venute, alle ultime elezioni regionali, le 15.000 preferenze per Graziano? Un anno e mezzo fa, alle regionali, in questa terra da alleanze trasversali, il dem Vincenzo De Luca ga stravinto, anche contando in parte sull’apporto dei voti che un tempo appartenevano a Nicola Cosentino, Nick ’o ’mericano, che a lungo è stato genius loci e ora è in carcere sotto il peso di accuse gravissime.
FAIDE
Questa è la terra in cui perfino Lorenzo Diana, per decenni simbolo della sinistra anti-camorra, il senatore comunista e post-comunista più inviso alle cosche, a un certo punto è stato – come si dice in Sicilia –”mascariato”. Non c’è salvezza se si fa politica laggiù? Certo che c’è: ma che fatica. Lo scontro in casa dem negli ultimi anni – in questa che è la terra anche di Pina Picierno, esponente nazionale del Pd renziano – è stato tra Graziano e Rosaria Capacchione. L’oggetto è stato anche le primarie per sindaco di Caserta. Che hanno sortito polemiche e scontri, sono state indette e rinviate e poi vinte, nel caos, da Carlo Marino, renziano della prima ora. E Graziano è con lui. Lo stesso Graziano di cui ora, nei social, circolano foto sorridenti insieme a Maria Elena Boschi e ad altri big renziani. Scatti che servono a dimostrare la vicinanza che l’ex parlamentare, ora consigliere regionale, intrattiene con la crema del magico mondo di Matteo e del partito nazionale. Non è infrequente incontrare a Roma infatti, pur non essendo più deputato, questo personaggio, affabile, cortese, abituato al ragionamento politico appreso fin da giovanissimo nelle file della Dc juniores.
Graziano ha militato in diversi partiti dell’area centrista, prima di approdare nel Pd assieme a Marco Follini nel 2008. Stava nel Ppi di Mino Martinazzoli e lì rimase dopo la scissione nel 1995 da parte di Buttiglione. Membro del Consiglio nazionale, ai tempi di Gerardo Bianco e Franco Marini, poi cambiò casacca quando il Ppi di Castagnetti diede vita alla Margherita. Ed ecco il periodo D’Antoni. Graziano fu tra i promotori di Democrazia Europea, il partito fondato nel 2001 dall’ex segretario della Cisl. L’anno dopo Democrazia europea diede vita assieme al Ccd di Casini e alla Cdu di Buttiglione all’Udc. Con il partito di Casini, Graziano ha ricoperto l’incarico di responsabile per la legge elettorale e successivamente s’è avvicinato a Marco Follini, con il quale uscì dal partito centrista nel 2006, dando vita a Italia di Mezzo.
Con Follini nel Pd, con il quale diventa deputato dal 2008 al 2013, e poi il periodo Enrico Letta. Pur non rieletto, Graziano continua ad avere un impegno a Roma perchè Letta, divenuto premier, lo chiama nello staff di Palazzo Chigi, in particolare ad occuparsi dei numerosi decreti attuativi che il Governo Monti aveva lasciato inadempiuti. L’incarico scade alla fine del 2014, dopo l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi. Poi nel 2015 la corsa vincente (i 15.000 voti) per le elezioni regionali della Campania dove è anche presidente dell’assemblea, un ruolo non esecutivo, ma di garanzia delle diverse anime del partito. Che si sono scannate finora, e continueranno ancora di più adesso. In un contesto dove a faida si aggiunge faida e non c’è bisogno di essere Roberto Saviano per chiamare tutto ciò – anche se le responsabilità personali di tutti solo in sede processuale potranno essere valutate – Gomorra.