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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Operai morti, piste ciclabili che collassano e la presidente sotto impeachment. Rio, a 100 giorni dalle Olimpiadi

La telenovela è già alla centesima puntata quando mancano 100 giorni alle Olimpiadi di Rio. I Mondiali ci avevano messo un po’ a proporre trame emotive e caotiche, mentre i Giochi non si sono fatti mancare nessuna ansia.
Ora che il fuoco è acceso, la torcia è in viaggio verso Brasilia e gli impianti sono praticamente pronti il panorama sembra migliore. Almeno visto dall’alto. Il posto aiuta, il parco olimpico di Barra, nella periferia di Rio, pare spettacolare e la vendita dei biglietti si è messa in moto.
Cerimonia in divenire
Persino lo scandalo politico in realtà aiuta. Toccava al presidente Dilma Rousseff dichiarare aperti i Giochi, ma in attesa che il senato confermi la richiesta di impeachment la signora è sparita da ogni protocollo e potrebbe pure non essere più in carica il 5 agosto, il giorno dell’inaugurazione. Il sostituto in linea di potere dovrebbe essere il suo vice solo che pure Michel Temer è coinvolto nell’inchiesta «autolavaggio», la Mani pulite brasiliana. Posti vacanti e comitato organizzatore ben felice di cancellare le alte cariche dai discorsi. Così cala il rischio contestazione.
Passeremo dalle Olimpiadi di Putin, usate per amplificare il culto della personalità, ai Giochi senza faccia. Lo sport ringrazia, ma non può certo sentirsi in zona protetta.
La settimana scorsa è collassata la pista ciclabile sopraelevata, doveva essere l’eredità lasciata alla città, è diventata la tomba di due persone. Vittime che si aggiungono agli 11 morti durante la costruzione degli impianti.
Durante le Olimpiadi ci saranno 85 mila agenti in servizio, il doppio di quelli schierati a Londra 2012 che già era presidiata dall’esercito. Stavolta non c’è solo la minaccia terrorismo da tenere sotto controllo, la comune violenza è in costante aumento: 432 persone ammazzate in città nel 2016. 
I consigli alle star
Gli uomini della sicurezza sono tanto consapevoli del problema che hanno consigliato le stelle di abitare dentro al Villaggio. Lì sarebbero presidiati, fuori no e quando Nadal ha risposto «grazie ma preferisco stare nell’appartamento di amici» gli hanno chiesto planimetria e spostamenti giornalieri per evitare brutte sorprese.
Il taglio dei 100 giorni coincide sempre con il momento in cui inizia a circolare l’entusiasmo: Rio si scalda e si agita insieme. Hanno chiuso molte falle, tagliato il budget e poi chiesto i fondi extra al governo per finire in tempo. Hanno terminato la metropolitana, ma non avrà fermate intermedie e funzionerà «non a pieno regime». Hanno fatto preoccupare il Comitato olimpico internazionale che, a sorpresa, dopo l’ultimo sopralluogo si è detto «soddisfatto e sicuro che Rio sarà uno spettacolo». 
Si viaggia tra aspettative di meraviglia e abissi di incertezza e non è ancora chiaro come reagirà la città. I Mondiali sono iniziati in protesta e finiti in lacrime, ma il calcio si è saputo prendere la scena. Ora le inquietudini sono più profonde, la crisi economica fa male davvero, le tensioni sociali sempre più vive. Forse il silenzio di Dilma è l’inizio della tregua Olimpica, di certo non è la fine della telenovela.