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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Virginia Raggi ha più di un problema col suo curriculum

«La cosa buffa è che persone che non hanno mai lavorato nella vita mi accusano per la mia professione privata, inventando peraltro cose assurde». Come le aveva già consigliato Luigi Di Maio, Virginia Raggi sorride sempre. Soprattutto quando è sotto attacco. Stavolta, oltre al sorriso, indossa una parannanza nera e per una sera serve cacio e pepe e amatriciana in un locale del centro di Roma davanti ai suoi sostenitori. “Aperitivo di autofinanziamento”, convocato dai 5 Stelle per raccogliere fondi per la campagna elettorale nella capitale.
L’attenzione di tutti, però, più che su vino e riso con le verdure (15 euro in tutto, 10 al locale che ospita, 5 al M5S) è per il nuovo “omissis” sul curriculum della candidata 5 Stelle, secondo i sondaggi strafavorita per la conquista del Campidoglio. Il primo era stato due mesi fa quando, sul sito delle “Comunarie” vinte con 1.746 voti, non aveva indicato di aver svolto la pratica di avvocato nello studio di Cesare Previti. «Non è prassi – disse quando la notizia venne fuori – di solito non si mette».
Ora un nuovo inciampo che riguarda il suo passato lavorativo nello studio Sammarco per il quale, tra aprile 2008 e settembre 2009, venne designata presidente del cda di una società, la Hgr, la cui amministratrice delegata era Gloria Rojo, segretaria di quel Franco Panzironi braccio destro di Gianni Alemanno e coinvolto in Parentopoli e Mafia Capitale. La Rojo, per altro, venne assunta a chiamata diretta nella municipalizzata Ama da cui è stata licenziata lo scorso dicembre.
Per il Pd ce n’è abbastanza per accusare la candidata 5 Stelle di «amnesie» ma, soprattutto, per schiacciarla quanto più possibile nel campo della destra: «La Raggi, che diceva prima di aver votato Pd, poi liste della sinistra, scopriamo che era a suo agio a destra, molto a destra. Forse lo ha taciuto perché influenzabile da questi mondi?», attacca il renziano Ernesto Carbone.
E mentre il Pd mette in campo, via agenzia, una batteria di deputati e senatori contro la Raggi, Roberto Giachetti, lo sfidante per il Campidoglio, preferisce non affondare il colpo: «Capisco molti amici e compagni, del Pd e non solo, linciati per cose banalissime dal M5S che ora reagiscono. Ma ho iniziato questa campagna parlando di Roma. Mi rifiuto di seguire la Raggi su questo binario. Sono fatti suoi, ne risponderà ai cittadini romani».
I sostenitori del M5S in fila per i selfie d’ordinanza con la candidata “cameriera per un giorno” sembrano non curarsi delle critiche: «Ha già spiegato – dicono i più – andiamo a guardare cosa succede negli altri partiti». Giusto un militante, Alessandro, pensa sia necessario «un chiarimento ulteriore, per spiegare cosa faceva in questa società». All’aperitivo arrivano anche i senatori Paola Taverna e Nicola Morra. Per la prima «Virginia è stata totalmente trasparente. Che doveva fare, l’elenco di tutti i clienti con cui ha avuto a che fare nel suo ruolo di avvocato?». Il secondo ammette che si tratta di un «peccato veniale, dettato da inesperienza e scarsa prudenza».
Lontano dai taccuini, però, non mancano i mugugni soprattutto tra i senatori del M5S: «Nessuno dubita sulla sua onestà o teme che sia in affari con chissà quale società ma omettere certe informazioni è grave, soprattutto se ti presenti per il Movimento». «Certi scivoloni puoi aspettarteli dagli altri – dice un altro onorevole all’AdnKronos – se Raggi intende fare la furbetta omettendo informazioni sul suo conto, ha sbagliato “squadra”, corra per qualcun’altro». All’appuntamento manca Alessandro Di Battista, grande sponsor della Raggi, ieri a Milano con gli altri componenti del direttorio per la prima riunione con Casaleggio jr.
Lei, Virginia, tira dritto. Cita Gianni Alemanno «che ha smentito di conoscere l’Hgr». E ribadisce: «Non era un lavoro nella società, era un incarico svolto per lo studio Sammarco. Quando i rapporti tra lo studio e questa società sono cessati ho smesso l’incarico». La Rojo, invece, «la conoscevo perché era una cliente dello studio legale. Ho scoperto che aveva avuto incarichi da Panzironi quando se n’è occupata la stampa. Molto tempo dopo». E infine quando le chiedono se l’omissione nel curriculum «ha influenzato le Comunarie» risponde sicura: «No». E sorride.