Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Perché Clinton e Sanders litigano sulla Coca-Cola

Da qualche giorno Hillary Clinton e Bernie Sanders hanno un argomento in più su cui scontrarsi: non il potere di Wall Street, né la legittimità dei finanziamenti raccolti in campagna elettorale, ma la Coca-Cola. Alla vigilia delle primarie in 5 Stati dell’Est, i due candidati hanno dato vita a un’accesa polemica sulla decisione del sindaco di Philadelphia, Jim Kenney, di imporre una tassa sulla vendita di bibite gassate e di usare i proventi per finanziare l’apertura di nuovi asili nido in città. La Clinton si è schierata decisamente a favore, Sanders ha detto no: «È una tassa repressiva», ha detto. In un’America che in queste elezioni discute di tutto, dall’etichetta da tenere a tavola ai bagni per i transgender, la battaglia delle bollicine conquista titoli su titoli, dal New York Times alla Cnn, fino all’Huffington Post: il simbolo di quanto, in questa strana corsa alla nomination, i temi più popolari e populisti, quelli che Donald Trump cavalca benissimo, si siano imposti in entrambi i partiti.
Sulla “soda”, come su altri argomenti, le posizioni dei due sfidanti democratici sono lontane. Philadelphia è la grande città americana con il più alto tasso di povertà, 26%: Hillary ritiene che trovare il modo per allargare l’offerta di asili nido sia fondamentale per spingere le donne a tornare nel mondo del lavoro dopo un figlio. Sanders è d’accordo, ma pensa che la tassa colpirebbe soprattutto le classi più povere, secondo tutti gli esperti maggiori consumatrici di questo tipo di bibite. «Dovrebbero essere i ricchi a pagare più tasse», ha spiegato. Per una volta però la sua posizione non è stata compresa da buona parte del suo elettorato, che vede in Big Soda un nemico pari a Big Tobacco. Il cartello che riunisce i produttori di bibite gassate in questi anni ha infatti speso milioni di dollari – 9 solo a Berkeley, California, nel 2014 – per fermare l’introduzione di simili tasse. La battaglia di Philadelphia per quella parte dell’America che si batte contro le corporation e che ha fatto di Sanders il suo campione è particolarmente simbolica: la tassa proposta dal sindaco Kenney è la più alta del paese, tre centesimi per ogni oncia (3 centilitri circa) di bollicine. Il che, tradotto, porterebbe quasi al raddoppio del prezzo delle lattine in uno dei mercati principali degli States.