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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Il figlio del ministro Delrio arbitra una partita. Il presidente della squadra che ha perso sospetta una «macchinazione politica»

Neanche ai tempi della Democrazia cristiana dell’irpino Ciriaco De Mita – che più o meno coincidono con la partecipazione dell’Avellino al campionato di serie A – era mai stata lanciata un’accusa così diretta di «macchinazione politica» nei confronti degli arbitri. È accaduto adesso, per una «giacchetta nera» (indossava proprio una divisa tradizionale e non le sempre più diffuse casacche fluorescenti) del torneo di Eccellenza – la quinta serie nazionale, dopo la D – ma dal cognome famoso: Delrio da Reggio Emilia. Probabilmente, se ad arbitrare il playoff di Eccellenza pugliese tra Casarano e Barletta non fosse stato designato Michele Delrio, uno dei nove figli del ministro dei Trasporti Graziano, il presidente del Casarano, sconfitto domenica scorsa per 0-1, non avrebbe parlato di «macchinazione politica». Ma l’occasione era troppo ghiotta. «Non vorrei – ha sottolineato in un comunicato stampa il patron dei rossoblù salentini Cosimo Bellisario – che il risultato sia il frutto di una macchinazione politica». Che poi viene esplicitata: «È fin troppo evidente che il peso specifico della città di Barletta, capoluogo di Provincia, non può essere paragonato a quello del Casarano. Non vorrei che la designazione di Delrio (e tralascio il particolare che sia il figlio del ministro) sia stata la risultante di quella presunta macchinazione tendente a spianare la strada al Barletta». Le accuse a Delrio jr? «Ha mostrato arroganza e alterigia, magari sentendosi protetto dal gran numero di agenti delle forze dell’ordine presenti allo stadio». In concreto, il presidente del Casarano si lamenta per 7 ammonizioni, 3 espulsioni dalla panchina e per il suo allontanamento dalla zona limitrofa agli spogliatoi insieme al direttore sportivo. Che la partita fosse «calda» è testimoniato anche dalle aggressioni verbali ricevute da alcuni giornalisti barlettani. Tutte cose, purtroppo, già viste nel campi di provincia. Ma la «macchinazione politica» – altro che i rigori non dati e i fuorigioco non visti di cui ci si lamenta in serie A – è proprio una novità. Curiosa, tra l’altro: perché Michele detto «Billo» Delrio avrebbe favorito la squadra di un capoluogo di una Provincia che, per la cronaca, il padre Graziano ha abolito (al pari delle altre).