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 2016  aprile 27 Mercoledì calendario

Voti e camorra, bufera sul Pd • Salvini incontra Trump • Arrestato in Egitto il consulente dei Regeni • Si abbassa l’aspettativa di vita degli italiani • Chi si laurea vive cinque anni di più

 

Pd L’indagine su voti e camorra scatena la tempesta sul Pd. Stefano Graziano, 45 anni, presidente del Pd in Campania, è stato pedinato in campagna elettorale mentre incontra il ristoratore Alessandro Zagara (che sarebbe l’anello di congiunzione tra clan e politici corrotti e l’ex sindaco Di Muro) che chiede favori e intercettato mentre lo ringrazia dopo le elezioni. Per questo è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Accusato di aver favorito appalti in cambio dei voti garantiti dai Casalesi. Graziano si sarebbe adoperato per sbloccare fondi per il restauro di Palazzo Teti, confiscato al padre del primo cittadino di Santa Maria Capua Vetere, Nicola Di Muro, condannato per tangenti. Il presidente regionale del Pd si è autosospeso «con grande sofferenza» dal partito e dall’incarico. Ai giudici l’ex deputato ha chiesto di poter chiarire al più presto la «totale estraneità a qualsiasi vicenda illecita» (Guerzoni, Cds).

Salvini Ieri Matteo Salvini ha incontrato Donald Trump «in una piccola località della Pennsylvania, non ricordo nemmeno quale. Però ad ascoltarlo c’erano 10 mila persone»: «Cos’abbiamo in comune? Siamo entrambi politicamente scorretti». La cosa che più gli piace di Trump «è la schiettezza. Dice quello che pensa. E può farlo perché non prende un dollaro dai banchieri, dai petrolieri, dalle lobby. Quando sarà presidente, non dovrà restituire favori che non ha ricevuto. La sua vittoria sarebbe una ventata di onestà» (Mattioli, Sta).

Egitto Tra il 21 e il 24 aprile in Egitto sono state prelevate in casa e per la strada oltre 200 persone tra cui paladini storici dei diritti umani come la femminista Sanaa Seif, il portavoce del movimento rivoluzionario socialista Haytham Mohammedein, l’avvocato Malek Adly e Ahmed Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf) e da qualche settimana consulente locale della famiglia Regeni nella ricerca della verità sulla morte di Giulio. «Il dottor Ahmed Abdallah — scrivono nel loro ordine di cattura i magistrati egiziani — è colpevole di istigazione alla violenza per rovesciare il Governo, la Costituzione e il sistema Repubblicano; di istigazione all’assalto di stazioni di polizia a fini terroristici; di uso della violenza e delle minacce per impedire al presidente di esercitare i suoi poteri e adempiere ai suoi doveri costituzionali; di partecipazione a un gruppo terroristico; di istigazione alla minaccia terroristica attraverso il web; di istigazione a manifestazioni di piazza non autorizzate per mettere a repentaglio la sicurezza pubblica; di diffusione di notizie false e tendenziose per colpire la sicurezza pubblica e alimentare la sfiducia della cittadinanza nello Stato; di possesso di materiale propagandistico inneggiante al cambio di regime e alla modifica della Costituzione ». In realtà, Ahmed Abdallah è colpevole di un solo reato. Aver avuto il coraggio di mettere per iscritto l’indicibile, per giunta in un rapporto reso pubblico al “Consiglio Nazionale per i diritti umani”. Tra il primo dicembre 2015 e il 31 marzo 2016, si legge in quel rapporto, i casi di sparizione illegale in Egitto sono stati 204 (a cui vanno sommati i 340 dall’agosto al novembre 2015). E di 103 scomparsi non si è avuta più alcuna notizia. «Le vittime di questi sequestri — scriveva Abdallah e la sua “Egyptian Commision” — sono regolarmente vittime di tortura e trattamenti disumani da parte di agenti della Sicurezza Nazionale per costringerli, in taluni casi, a confessare reati che non hanno commesso». L’età media degli scomparsi nel periodo dicembre 2015-marzo 2016 — documenta ancora il dossier — è di 25 anni, con 79 casi su 204 (il 39 per cento del totale). Mentre i minori sequestrati nello stesso lasso di tempo sono stati 21. «Si tratta per lo più di appartenenti alla classe media e alla classe operaia, con una maggioranza assoluta di studenti (100 casi)». Geograficamente concentrati al Cairo, nel distretto di Giza, ad Alessandria e Beni Suef (Bonini e Foschini, Rep)

Longevità Secondo il rapporto «Osservasalute» dell’Università Cattolica la speranza di vita degli Italiani non cresce più. Un po’ per colpa dei tagli, in parte perché non si fa prevenzione e ci si vaccina sempre meno, fatto è che per la prima volta chi è nato nel 2015 vivrà meno di chi è venuto al mondo l’anno prima. Di poco, perché l’attesa di vita degli uomini è passata da 80,3 a 80,1 anni e quella delle donne da 85 a 84,7, ma è un dato che gli esperti considerano comunque clamoroso. Walter Ricciardi, che oltre ad aver coordinato il rapporto è presidente dell’Istituto superiore di sanità: «L’unico Paese democratico che ha registrato un passo indietro del genere è la Danimarca 21 anni fa e poi la Russia post-comunista, che invece di investire in prevenzione si è disgregata». Che c’entrino qualcosa i tagli lo aveva già detto l’Istat, denunciando pochi mesi fa la rinuncia alle cure da parte di oltre il 41% delle famiglie italiane, causa ticket troppo cari e liste d’attesa infinite. Con il 4,1% della spesa sanitaria destinata alla prevenzione l’Italia è agli ultimi posti della classifica europea. Ma non è che le cose vadano meglio se si prende la spesa pro-capite per tutta l’assistenza sanitaria. Con 1817 euro a testa siamo fanalino di coda in Europa e tra i Paesi avanzati, con la Germania che spende il 68% in più (Russo, Sta).

Laurea 1 La speranza di vita alla nascita di un laureato supera di 5,2 anni quella di un uomo che si ferma alla licenza elementare o non consegue alcun titolo di studio. Con il passare del tempo, la differenza si attenua: in età anziana (65 anni) si riduce a 2,2 anni. Per le donne le differenze sono minori, ma pur sempre notevoli: 2,7 anni alla nascita e 1,3 a 65 anni. I dati sono stati appena pubblicati dall’Istat, e costituiscono il primo passo «per studiare le diseguaglianze sociali nella mortalità», spiegano le due ricercatrici che hanno condotto l’indagine, Luisa Frova e Gabriella Sebastiani. «L’istruzione ha un forte impatto sulla salute in generale perché ha degli effetti a lunga scadenza — osserva Sebastiani — Si presume che chi si laurea provenga da un contesto familiare più elevato e quindi abbia più strumenti per tutelarsi, prendersi cura della propria salute e soprattutto adottare uno stile di vita sano. Per esempio l’obesità è molto influenzata dal comportamento familiare, e dalle nostre indagini periodiche sappiamo che tra i laureati c’è una percentuale di obesi minore rispetto alle persone con titoli di studio di livello inferiore» (Amato, Rep).

Laurea 2 Nel 2012 due economisti, Josep Pijoan-Mas e Victor Rios-Rull, hanno pubblicato uno studio condotto sui dati dell’Health and Retirement Study Usa, dal quale è emerso che un laureato di 50 anni ha un’aspettativa di vita di 6,1 anni più alta rispetto a chi si è fermato al diploma. La laurea è risultata il fattore che allunga la vita maggiormente, infatti lo stato ottimale di buona salute regala solo 3,8 anni in più, mentre il matrimonio assicura un vantaggio di 2,5 anni su celibi e nubili (ibidem)

(a cura di Roberta Mercuri)