La Gazzetta dello Sport, 27 aprile 2016
Sono arrivati i dati dell’Osservasalute 2015, una marea di numeri leggendo i quali dovremmo sapere come stiamo
Sono arrivati i dati dell’Osservasalute 2015, una marea di numeri leggendo i quali dovremmo sapere come stiamo. E però la percentuale che più mi impressiona, e intorno alla quale vorrei saperne di più dagli scienziati, riguarda i suicidi: su cento persone che si tolgono la vita, il 78,4 per cento è un uomo. Ma non vivevamo in un mondo in cui i maschi hanno tutto e le femmine non hanno nulla, vengono di continuo ammazzate, guadagnano di meno, sono discriminate e insultate su internet, e sono anche le vittime ampiamente preferiti dei delitti di famiglia? La tendenza a uccidersi aumenta con l’età. Il suicida tipico, oltre ad essere maschio, ha più di cinquant’anni e vive al Nord. La tendenza a togliersi la vita è in leggero aumento (mentre il numero degli omicidi è in costante diminuzione): nel biennio 2008-2009 si sono registrati 7,23 casi su centomila, nel biennio 2011-2012 7,99. Va detto però che l’aumento dei suicidi e la diminuzione degli omicidi sono una tendenza mondiale.
• Che altro dice questo rapporto? Per favore cominciamo dalle buone notizie.
La notizia migliore è che si fuma sempre di meno. Nel 2014 i fumatori italiani erano poco più di dieci milioni, il 19,5 per cento della popolazione italiana sopra i 14 anni, cioè in tutto poco meno di 6 milioni e 200 mila uomini e poco più di 4 milioni di donne. La tendenza è in continua discesa: nel 2010 fumava il 22,8%; nel 2011 il 22,3%; nel 2012 il 21,9%, nel 2013 il 20,9 per cento. Il numero medio di sigarette fumate diminuisce, anche se il dato del 2014 – 12,1 sigarette fumate - è uguale a quello dell’anno precedente. I fumatori più accaniti sono gli over 50. La prevalenza è più alta nei Comuni più grandi e in alcune regioni come la Campania (22,1 per cento). La regione dove si fuma meno è la Calabria (16,2 per cento). Altre buone notizie non ce n’è.
• Come sarebbe? Non siamo uno dei popoli con la speranza di vita più lunga?
Sì, ma questa speranza di vita è leggermente diminuita, come avevamo già scritto qualche giorno fa. Un dato che il rapporto conferma: 80,3 anni nel 2014 per gli uomini e 85 per le donne, scesi nel 2015 a 80,1 e 84,7. L’aspettativa di vita non è uguale dappertutto: chi vive nelle Marche o nel Trentino ha un’aspettativa di vita superiore di quattro anni a chi vive in Campania o in Sicilia. Quello che il rapporto dice nelle sue altre parti ci può forse dare qualche lume su questo risultato poco simpatico.
• Perché che cosa dice?
Che siamo tra gli ultimi in Europa per i soldi destinati alla prevenzione (4,1% della spesa sanitaria totale), non siamo ancora alla percentuale del 95% per tutte le vaccinazioni, sono in aumento i tumori prevedibili (soprattutto mammella e polmone per le donne e colon retto per gli uomini), anche qui con divari notevoli tra una regione e l’altra e col Sud, come sempre, che sta peggio del Nord. E infine sono in aumento gli obesi, nonostante la pubblicità martellante e la cultura prevalente in televisione e sui giornali.
• Come si spiega?
Nel periodo 2001-2014 le persone in sovrappeso sono passate dal 33,9 al 36,2 per cento, gli obesi dall’8,5 al 10,2 per cento. Questo vuol dire che – tra sovrappeso e obesità – nel 2014 ben il 46,4 per cento della popolazione non manteneva il suo peso forma. Quasi la metà. Anche qui spaccatura tra il Nord, mediamente più magro, e il Sud. I dati però dimostrano che l’eccesso di peso comincia a diventare un problema anche al Nord. Più i genitori sono istruiti e meno i figli sono grassi, mentre nelle famiglie con un genitore obeso la prevalenza di bambini in sovrappeso è maggiore. Il fatto che mangiamo tanto dovrebbe almeno renderci meno infelici, ma non è vero neanche questo.
• Siamo depressi?
Sempre di più, si direbbe. I consumi di alti depressivi sono in aumento, 39,30 dosi giornaliere ogni giorno ogni mille abitanti, dato del 2014. Quelli più tristi stanno in Toscana (59,50 dosi). I meno infelici in Basilicata (30,30).