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 2016  marzo 04 Venerdì calendario

«Questo codice sugli appalti potrà aiutarci a combattere le mafie. Ne trarranno vantaggio anche gli imprenditori». Parola di Raffaele Cantone

Non solo un decisivo passo in avanti nella lotta contro la corruzione, ma anche la «reale possibilità di arginare i fenomeni mafiosi legati alle infiltrazioni nella pubblica amministrazione e tutte le loro conseguenze negative, sia sul piano politico, sia economico».

Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac, in sigla) si definisce «ottimista» sul nuovo codice attuativo della riforma degli appalti.
Perché con un sistema più snello gli appalti potrebbero essere assegnati nel rispetto della legge, invece che grazie al pagamento di tangenti a politici e funzionari compiacenti?
«Può sembrare un semplice slogan, ma “meno burocrazia, più legalità” è un monito che ben evidenzia l’importanza del nuovo vademecum che normerà l’assegnazione dei lavori per cantieri di vario genere. Una piccola rivoluzione copernicana nel sistema degli appalti nel nostro Paese: più numerosi sono i passaggi della macchina amministrativa per assegnare un appalto, più sono, potenzialmente le persone da “oliare”, da corrompere. In un sistema più semplice, meno farraginoso, la trasparenza sarà più garantita anche se non tutto ovviamente è scontato. L’approvazione del nuovo codice da parte del Consiglio dei ministri è ovviamente preziosa, ora dobbiamo lavorare per ottenere i risultati ipotizzati». 
L’allarme corruzione, insomma, è sempre dietro l’angolo?
«Una legge da sola non è in grado di risolvere i problemi e anche questa legge non avrà un effetto salvifico ma alcune novità la porta, anche nel provare a evitare uno dei rischi principali degli appalti, la corruzione. Dobbiamo moltissimo quindi, alla volontà del governo e del ministro Delrio in questa direzione. La collaborazione con l’Anac è stata quanto mai preziosa».
All’Anac spetta, entro il 18 aprile, fornire atti di indirizzo, linee guida generali, bandi-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile. A voi, in altri termini, il compito di fornire le cosiddette Soft law. In che modo?
«Le linee generali saranno calate in situazioni particolari, in tipologie concrete. Come abbiamo fatto, per esempio, per quelle relative all’affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali. Fornendo indicazioni operative alle amministrazioni aggiudicatrici e agli operatori del settore contro la corruzione». 
Come si potrà perseguire la battaglia contro le mafie?
«Da tempo la penetrazione delle associazioni mafiose nella pubblica amministrazione comporta degli episodi di corruzione. Il coinvolgimento illegale di un sindaco, di un assessore, rafforza l’impianto mafioso che, soprattutto al Nord, si insinua negli Enti locali e nella Sanità. Rendere il codice degli appalti più lineare, più trasparente, considerato che si scende da 660 articoli e 1.500 commi a 217 articoli, dovrebbe allentare anche la presa mafiosa sugli appalti. I controlli dei vari passaggi saranno più semplici». 
Se questa riforma fosse stata approvata prima, anni fa, ci saremmo risparmiati scandali come Mafia capitale o quelli delle Grandi opere, dal tunnel a Firenze all’Expo?
«Non possiamo dirlo con certezza, perché la storia non si costruisce sui “se” e sui “ma”. È tuttavia evidente la validità, oltre che la necessità, di una burocrazia meno aggrovigliata su se stessa. È ovvio che l’interesse del legislatore, nel vecchio codice, era la tutela della legalità, ma purtroppo non è andata così».
A parte la questione trasparenza e legalità, che cosa ci guadagneranno con le nuove regole le società che partecipano ad una gara d’appalto?
«Il vantaggio sarà assai rilevante, poiché per una ditta che corre per aggiudicarsi un lavoro sarà tutto più facile. Con la semplificazione degli oneri burocratici ci saranno meno problemi, ad esempio, per quanto concerne gli annullamenti di un appalto. Che sono spesso dovuti a vizi formali e non sostanziali, legati all’eccessiva burocrazia. Oggi partecipare ad una gara comporta, per un’azienda, la necessità di ricorrere ad un avvocato proprio per far fronte alle tante insidie formali che si celano dietro un’impalcatura notevole di leggi, leggine e commi. Rendendo tutto più semplice, quindi, trarranno vantaggio anche gli imprenditori al momento della preparazione per poter partecipare a un bando». 
E per i contenziosi? Anche in questo campo ci saranno meno problemi?
«Questo è un aspetto che devo ancora valutare. Intanto, entro il 18 aprile una commissione di studio, già individuata, di professori universitari, avvocati, magistrati, elaborerà, a titolo gratuito, le linee guida generali del nuovo codice attuativo».