la Repubblica, 4 marzo 2016
Il pasticcio dell’Fbi con l’iPhone di Syed Farook
«È stato fatto un errore nelle 24 ore dopo l’attacco», ha ammesso James Comey, settimo e ultimo direttore dello Fbi, davanti alla Commissione giustizia del Congresso degli Stati Uniti. Ipotesi avanzata da più parti nei giorni scorsi, iniziando da Tim Cook della Apple. Qualcuno, subito dopo la strage del 2 dicembre compiuta da Syed Farook, ha provato a reimpostare la password del suo iPhone 5c. O meglio: ha cambiato la parola chiave di iCloud, il servizio online della Apple dove si conserva copia di quel che contiene un iPhone. L’operazione è andata a buon fine, portando al disastro. Farook ha interrotto la sincronizzazione con iCloud il 19 ottobre e la Apple ha fornito tutti i dati che aveva fino a quel momento. Mancano le ultime settimane prima dell’attacco a San Bernardino, le più importanti, e manca il codice numerico che serve per accedere al telefono stesso. Se la parola chiave di iCloud non fosse stata cambiata, si sarebbe potuto tentare di avviare la sincronizzazione automatica sfruttando come cavallo di Troia il collegamento a una rete wifi già nota al telefono. Ora invece l’accesso a quel servizio non può avvenire essendo la password diversa da quella impostata sull’iPhone. Un bel pasticcio, per usare un eufemismo.