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 2016  marzo 04 Venerdì calendario

Come cambia il sistema degli appalti pubblici

Evitare sprechi e corruzioni per avere un sistema di appalti pubblici in linea con l’Europa. Quindi trasparenza, progetti, tempi e costi certi, con più i controlli sia sulle imprese che effettueranno i lavori che sulle amministrazioni che li daranno in gara. L’intenzione è quella di dare un taglio secco alla burocrazia e far ripartire un settore, quello dell’edilizia, considerato trainante per la ripresa. Ecco gli obiettivi del nuovo codice degli appalti varato ieri dal Consiglio dei ministri.
SEMPLIFICAZIONE
È la parola d’ordine del nuovo testo: si passa dai 660 articoli del vecchio codice (datato 2006 e modificato 62 volte) ai 217 dell’attuale. Sparisce la “legge obiettivo”: le regole per le infrastrutture strategiche sono inserite direttamente nel codice. Entro i prossimi 45 giorni arriveranno decreti ministeriali e linee guida, bandi e contratti tipo per rendere accessibili agli operatori le nuove norme.
SUPERPOTERI ALL’ANAC
L’obiettivo numero uno è frenare la corruzione. Per farlo il testo rafforza i poteri dell’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone (Anac), che diventa il perno del nuovo codice. Premierà con un «bollino» le amministrazioni virtuose, introdurrà un rating selettivo per le imprese di buona reputazione, individuerà i componenti delle Commissioni giudicatrici e li iscriverà in un albo ad hoc. Elaborerà le linee guida necessarie all’applicazione del nuovo codice e avrà poteri di sanzione. «Novità storiche» ha commentato Cantone. L’Anac sarà coadiuvata da una Cabina di Regia a Palazzo Chigi che coordinerà le politiche sugli appalti a livello europeo.
STATO “RESPONSABILE”
Le amministrazioni centrali saranno più controllate, ma saranno responsabilizzate sulle decisioni prese. La legge Merloni, nel 1994, per mettere un freno alla corruzione aveva imposto alle stazioni appaltanti di assegnare le gare al massimo ribasso. Ora quel criterio scompare: le gare saranno assegnate all’offerta economicamente più vantaggiosa, che terrà conto non solo dei costi minimi, ma anche della qualità del progetto. Le amministrazioni avranno quindi poteri di scelta, ma se sbaglieranno pagheranno.
IL BOLLINO
Le stazioni appaltanti (amministrazioni dello Stato o privati che gestiscono servizi pubblici) per poter bandire una gara sopra una soglia minima (40 mila euro per servizi e forniture, 150 mila per lavori) dovranno essere in possesso di un bollino assegnato dall’Anac.
CONCESSIONI E RISCHI D’IMPRESA
Anche alla imprese è chiesta una maggiore responsabilità. In caso di opere in concessione (le autostrade), se non rientreranno dai costi grazie ai pedaggi, non potranno più chiedere allo Stato di ripianare i buchi, come finora avveniva. Il rischio operativo sarà a carico del concessionario.
PROGETTI E VARIANTI
Stop ai soli progetti preliminari: per partecipare ad una gara dovrà essere presentato un progetto di fattibilità con indagine geologica, sismica, energetica. Le varianti in corso d’opera saranno ammesse solo in ristrettissimi casi, pena risoluzione del contratto.
DOCUMENTO UNICO
Arriva il Documento di gara unico europeo, che permetterà alle aziende che vogliono partecipare a tutte le gare sul territorio Ue di presentare una sola certificazione, ora ne servono decine. Dal 2018 il Documento unico sarà fornito solo on line.
LOTTI E ROTAZIONE
Spinta alla suddivisione degli appalti in lotti: le pubbliche amministrazioni che agiscono diversamente dovranno motivare le scelte. Attraverso meccanismi di rotazione dovrà essere garantita la partecipazione anche alle piccole imprese.
DIBATTITI E BARATTI
Per le grandi opere con impatto sul territorio è previsto l’obbligo di dibattito pubblico a parere non vincolante. Enti locali e cittadini saranno coinvolti nella discussione con incontri e pubblicazioni on line. Previsto anche il «baratto amministrativo»: la gestione di una opera pubblica potrà essere affidata ad un gruppo di cittadini in cambio della sua ristrutturazione o manutenzione a fini sociali o culturali.
I TEMPI
Per tradurre in decreti e linee guida il nuovo codice dovranno bastare 45 giorni: il recepimento della direttiva europea scade il 18 aprile. Nel 2006, per il precedente codice, ci vollero cinque anni. Il primo passaggio sarà il parere del Consiglio di Stato, delle Commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni.