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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

La prima condanna per «corruzione internazionale» (riguarda Saipem)

Il primo caso al mondo di «corruzione internazionale» che arrivi a una sentenza definitiva di condanna dopo tre gradi di giudizio sino a una Corte suprema, anziché essere sbrigato da una qualche forma di pat-teggiamento nelle indagini preliminari: proprio l’Italia, sempre negletta nelle gassose classifiche inter-nazionali della corruzione, segna questo (a modo suo) primato ora che la Cassa-zione venerdì notte ha confermato la condanna di Saipem (gruppo Eni) a 600 mila euro di sanzione pecuniaria e alla confisca di 24 milioni di euro per le tangenti in Nigeria. E cioè per la propria quota nei 182 milioni di tangenti pagate come «costi culturali» a pubblici ufficiali nigeriani tra il 1995 e il 2004 dal consorzio internazionale Tskj del quale Snamprogetti Netherlands Bv (incorporata in Saipem nel 2008) faceva parte con l’americana Kbr Hallibur-ton, la giapponese Jgc e la francese Technip per la costruzione di impianti di liquefazione del gas a Bonny Island del valore di
6 miliardi di dollari nel sud del Paese africano. La condanna è sopravvissuta alla tagliola della prescri-zione soltanto per la società imputata dell’illecito amministrativo dell’ente in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità ammi-nistrativa delle aziende, visto che invece la spugna dell’intervenuta prescrizio-ne è passata già nel 2012 sulle imputazioni mosse a
5 manager. In Nigeria la società aveva transato 30 milioni di dollari, versan-done invece 270 milioni per sedare sul nascere le pretese del Dipartimento di Stato Usa: che poi dal resto del consorzio ottenne altri 400 milioni sulla scorta delle ammissioni di Albert Jackson Stanley, il top manager dell’americana Kbr controllata dalla Halliburton, che all’epoca aveva al vertice il futuro vicepresidente Usa (nell’era Bush) Dick Cheney.