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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

C’è un nuovo caso che coinvolge i 5 Stelle, a Bagheria

Una burrasca a Bagheria, in Sicilia, sulle case abusive (di proprietà dei genitori) in cui risiedono alcuni esponenti Cinque Stelle. La vicenda – portata alla ribalta da un servizio delle Iene – vede coinvolti il sindaco Patrizio Cinque e l’assessore Luca Tripoli, che si è dimesso. Ieri è stato lo stesso Cinque – che in un primo momento aveva negato ogni addebito – ad annunciare il passo indietro del responsabile all’Urbanistica con un post sul blog di Beppe Grillo in cui spiega anche i risvolti del caso che lo coinvolge in prima persona. «Nel 1982, quando ancora non ero neanche nato, la mia famiglia costruisce questa casa che, contrariamente a quanto è stato detto, non ricadeva in una zona con vincolo monumentale e viene avviata la pratica per sanarla. Sono stati ottenuti, dal Comune, i pareri favorevoli necessari e sono stati pagati gli oneri concessori», racconta Cinque. Che poi puntualizza: «Ero convinto che l’iter fosse concluso, ma in realtà non è così e quindi ho detto un’inesattezza – di cui mi scuso con i cittadini – affermando che la casa fosse sanata. Quindi ho chiesto io stesso a mio padre di presentare in Comune l’ultimo documento mancante, l’attestazione del silenzio assenso della Sovrintendenza già in suo possesso dal settembre 2012».
La vicenda ha suscitato diverse reazioni. C’è chi chiede le dimissioni del sindaco, che sembra invece intenzionato a rimanere in carica. Alessia Rotta del Pd attacca: «A Bagheria il sindaco ammette balla sul condono e l’assessore abusivo si dimette. Avevamo ragione».
Intanto, le beghe sugli enti locali, oltre alla possibilità di un aumento sensibile dei comuni amministrati dopo le prossime Amministrative e alla necessità di concentrarsi sulla sfida delle Politiche, stanno inducendo i vertici M5S a prendere in considerazione l’eventualità di affiancare al direttorio nuove figure gestionali. L’annuncio arriverà presto, probabilmente in primavera, prima della campagna elettorale. Improbabile un allargamento del direttorio possibile invece che venga creata una nuova mini-struttura che lo affianchi. Ci sarà in ogni caso il consueto passaggio sulla Rete per verificare la volontà degli attivisti. Nel progetto dovrebbero avere un ruolo di primo piano i senatori, esclusi dalle nomine del direttorio.
Due, massimo tre, saranno le persone coinvolte (anche se secondo una prima ipotesi dovevano essere una decina): una struttura snella, lontana da quegli apparati di partito tanto contestati dai Cinque Stelle. Enti locali e incarichi organizzativi sono i nodi che probabilmente verranno toccati dalle deleghe. L’idea è in discussione da tempo – già a luglio dello scorso anno Di Battista ipotizzava al Corriere : «In futuro credo ci sarà un allargamento, nell’ottica di una maggiore distribuzione di deleghe e di responsabilità» – ma solo nell’ultimo mese ha registrato una improvvisa accelerazione.
Tasselli di un puzzle più complesso in vista delle prossime Politiche. In campo ci sono anche strategie inedite. Come al Nord, dove il M5S, capeggiato dai consiglieri regionali Stefano Buffagni (Lombardia) e Jacopo Berti (Veneto), spinge la Lega a varare il referendum sul federalismo differenziato, accorpandolo a quello sulle trivellazioni fissato per il 17 aprile.