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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

Rigon, il monsignore che annulla gratis i matrimoni

«Ricordate ai fedeli che divorziano che, anziché la separazione, possono chiedere l’annullamento del matrimonio. Così possono risposarsi nuovamente in chiesa». Oltretutto, l’annullamento è gratis». L’appello che non ti aspetti è arrivato ieri dal vicario giudiziale monsignor Paolo Rigon nella sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale ligure. Una relazione parsa, specie in alcuni punti, più simile a una vera e propria “televendita” per invogliare i cattolici da un lato a restare uniti e, dall’altro, ad incrementare il numero dei matrimoni celebrati in Chiesa, da anni in continua discesa.
PIÙ ANNULLAMENTI
Per il monsignore è necessaria un’opera di sensibilizzazione nei confronti di parroci, istituzioni e di coppie separate divorziate e risposate civilmente «per consigliarle a rivolgersi al Tribunale Ecclesiastico che, tuttora, rimane ai più un qualcosa di sconosciuto. La riprova di questo» ha spiegato Rigon, «è che la maggior parte di coloro che si presentano al nostro Tribunale sono stati indirizzati da altri che hanno già fatto ricorso a questo ministero, ossia su tutto vince ancora il passaparola e non certo la conoscenza».
Lo scorso anno, soltanto in Liguria, sono state 121 le cause concluse, di queste due sono state rinunciate, 5 quelle respinte visto che non sono stati ravvisati gli estremi per l’annullamento del matrimonio, 115 sono state quelle che hanno avuto un esito positivo. «Nel 2015 sono entrate 140 nuove cause, 37 in più rispetto a quelle che erano state registrate nel 2014. Nonostante l’aumento» ha aggiunto Rigon, «non dobbiamo illuderci: ogni anno in Italia, infatti, sono migliaia le coppie sposate in modo canonico che decidono di separarsi». Per il monsignore questo incremento è il primo segnale che il messaggio lanciato mesi fa da Papa Francesco sta dando i suoi frutti.
LA RIFORMA PAPALE
Era il settembre 2015 quando Bergoglio presentò la riforma delle cause di nullità matrimoniali. Una vera e propria rivoluzione – entrata in vigore l’8 dicembre – che ha stravolto le procedure stabilite finora dal Codice di Diritto Canonico e che sono rimaste in vigore per tre secoli. Con le due lettere del motu proprio, infatti, Francesco ha stabilito tempi più brevi e procedure più snelle e meno costose per l’annullamento del matrimonio. A far da giudice per stabilire se una causa possa essere presa in considerazione per l’annullamento è il vescovo. Contro le sue decisioni, le coppie possono appellarsi all’arcivescovo più vicino o rivolgersi alla Sacra Rota.
Diversi i casi per cui lo scioglimento può essere realizzato in tempi brevi: tra questi la mancanza di fede, la brevità della convivenza, un aborto procurato per impedire la procreazione, il permanere di una relazione extraconiugale di uno dei coniugi, l’occultamento della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione o persino se ci si è sposati per una gravidanza imprevista. Complice la crisi economica, nell’ultimo triennio, si era già notato un incremento del numero degli annullamenti gestiti dal Tribunali Ecclasiastici – poco più di 3mila casi in Italia – che si presume ora possano crescere grazie alla riforma di Bergoglio che ha introdotto la gratuità del processo.
E proprio sul fattore economico ha insistito ieri il vicario giudiziale Rigon: «La parte attrice che presenta un libello in Tribunale» ha dichiarato, «è invitata a versare la cifra di 525 euro compresa di tutte le spese. Si tratta di un piccolo obolo, tanto più che se una parte attrice non fosse in grado di versare, presentando una documentazione o una lettera del proprio parroco, si concede la totale gratuità processuale». Gratuità sostenuta fin da subito da Papa Francesco, per evitare che l’annullamento del vincolo matrimoniale si trasformi in un vero e proprio business milionario. E la gratuità coinvolge anche gli avvocati e le loro parcelle, tradizionalmente onerose. «I vescovi italiani» ha concluso Rigon, «hanno stabilito una cifra che si aggira sui 3mila euro, ma si può chiedere anche il patrocinio stabile e in tal caso non vi è alcuna spesa di onorario per l’avvocato». Insomma, tutto gratis.