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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

Due ore di zapping tra Sanremo e Juve-Napoli

La sera in cui si tentò l’impossibile, far coesistere Sanremo in serata finale grande spolvero e il meglio calcio dell’anno, la sera per riunire le passioni prime del paese (calcio, tv, canzonette, più Madalina Ghenea a rappresentarne un’altra, in versione impossibile). Le prime due ore della finale insidiate alla grande dai milioni che in qualche modo hanno visto Juve-Napoli e non se la sarebbero persa nemmeno per la finale dei Mondiali, altro che Sanremo: il tutto preceduto da febbre a mille, pulsioni social, gag, lazzi irripetibili, battute che incrociano gli eventi (tra le migliori in mattinata girate sul web “Non dite a Sarri che Garko è juventino”. Ci vuole un po’ a capirla o spiegarla ma funziona) mentre in prossimità della gara la televisione si prende come sempre l’incarico di normalizzare: a Sanremo il Tg1 lancia la serata con presidente e direttore generale della Rai, a Mediaset Premium rispondono con un carico da undici, altroché, intervistano ufficialmente allo stadio di Torino lui, Clemente Mastella. E che gli vuoi dire?
Ma alla fine si parte all’unisono e in avvio sono schermagliette. A Sanremo sanno che sul calcio l’attenzione è massima, buttano dentro il collegamento con Il Volo a New York ed è chiaramente melina, perdere tempo, ma a Torino ci vuole un quarto d’ora per vedere il primo tiro in porta – Cuadrado – e allora tutti si mettono a fare un po’ sul serio. Per esempio, 21.05, primo momento di tensione in contemporanea: a Torino c’è una punizione pericolosa per la Juve, a Sanremo annunciano che Irene Fornaciari è ancora in gara, e come punizione non c’è male nemmeno lì.
Ma non si segna, chissà se a Sanremo se ne curano. Ci si butta sui particolari, calcistici, per esempio quella di Pogba è una pettinatura arcobaleno? Chissà, ma serve per concentrarsi sul momento top del primo tempo: c’è Bonucci, difensore juventino, che va in spaccata e salva un gol sicuro. Su Sky Fabio Caressa proclama: sembrava Nureyev. E invece a Sanremo, in quell’esatto momento c’è Roberto Bolle a torso nudo e con fisico chiaramente segnato dagli dei, nessuna spaccata di Bolle in quel momento vale però il miracolo di Bonucci. Comunque non si segna, Conti all’Ariston ne approfitta e osa l’inosabile, offre i fiori a Bolle sostenendo che ora si donano anche ai maschi e a Torino finisce il primo tempo: sarà un caso, ma a Sanremo in quell’esatto momento fanno entrare per la prima volta in serata la vincitrice vera, Virginia Raffaele. E provano, nell’intervallo, a dare un segno napoletano alla serata facendo uscire per tutti, tifosi e no, Clementino, primo napoletano in gara.
Alle 22.03 si tenta davvero la pacificazione nazionale, la quadratura del cerchio. A Sanremo entra Cristina D’Avena, il paese impazzisce, torna bambino, canta i Puffi e Occhi di Gatto in coro. A Torino lo sanno, o qualcosa del genere, la partita sembra entrare nel tunnel del definitivo, si corricchia, si fanno cose così, sostituzioni, passaggi orizzontali, all’Ariston ci danno dentro e si assumono l’onere di tenere su di morale il paese intero, come a dire che a Torino hanno l’aria di volerla chiudere davvero e trascinarsi fino alla fine: ed effettivamente sembra proprio quello, peccato che Amen l’abbiano cantata all’inizio, ci stava bene ora. Ma arriva l’avvisaglia. Cristina D’Avena se ne va lasciando affrante legioni impegnate in sospiri d’epoca, siamo alle 22.20, entrano Elio e le Storie Tese: a guardarla dopo, è il segnale. Sono truccati come i Kiss, predomina il bianco e nero, è come il punto di svolta che indica l’orizzonte vero. E lì succede, chiude Elio, esce Carlo Conti, l’orologio è sulle 22.30 e il bravo presentatore annuncia la pubblicità: dice torniamo tra pochi minuti ma si sa che sarà una fascia pubblicitaria lunga.
A Torino mancano quattro minuti. Ma colgono il segnale, l’Italia adesso è tutta per loro, a Sanremo sono fermi, è il momento di far succedere qualcosa: e succede, segna Zaza, c’è dentro la deviazione provvidenziale, il pallone si prende la rivincita definitiva, a Sanremo in sala stampa risuonano urla non proprio isolate. Ha vinto il calcio, con una poderosa botta finale. Sanremo avrà tempo fino a tarda notte per recuperare tutte le posizioni e l’audience che vuole.