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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

Salvare le Olimpiadi da Zika

Tuta integrale in plastica gialla, maschera antigas, macchina da Ghostbuster sulle spalle (proboscide acchiappa- larve compresa), gli eroi delle Olimpiadi di Rio sono scesi in campo sei mesi prima dell’inizio delle gare. L’importante, diceva De Coubertin, è partecipare. Loro, però, non possono perdere. «Siamo in guerra, il Brasile non può essere sconfitto da una zanzara», ha proclamato la presidente della Repubblica, Dilma Rousseff. E le squadre speciali dei disinfestatori di Stato, armate fino ai denti di insetticidi e cloro e spalleggiate da 220mila soldati, hanno lanciato ieri l’Operazione Zikazero, la campagna porta a porta («Andremo in 3 milioni di case», è la promessa) per sterminare l’Aedes Aegypti, colpevole di spargere come un untore il virus che rischia di mandare gambe all’aria i Giochi.
Il bollettino medico delle sue malefatte è già da brividi: il numero delle persone colpite dalla Zika in Brasile è salito da 400mila l’anno scorso a 1,6 milioni oggi, i morti accertati sono tre e le autorità sanitarie stanno investigando 4mila casi di microcefalia tra i neonati, «fortemente sospettati», dice l’Oms, di essere legati a filo doppio all’epidemia. L’allarme però, almeno qui sotto il Corcovado, è scattato anche sul fronte sportivo. «Abbiamo speso 10 miliardi per mettere in piedi le Olimpiadi, stiamo lavorando anche di domenica per finire gli impianti – racconta amaro Pedro De Souza, operaio della Impreserv, sotto la struttura d’acciaio di Marina De Gloria che sarà sede delle gare di vela – e alla fine rischiamo che non venga nessuno».
Possibile che una zanzara da sola metta in ginocchio un Paese di 200 milioni di abitanti? Rousseff è sicura di no: «Le Olimpiadi non sono a rischio, per agosto la Aedes Aegypti sarà sterminata», ha giurato ieri in favore di telecamere. Il Cio getta acqua sul fuoco: «Nessun Paese vuole rinunciare ai Giochi», garantisce il presidente Thomas Bach. I distinguo però, specie tra le atlete, si stanno moltiplicando. «Dovessi partire ora, a malincuore ma rinuncerei», ha confessato Hope Solo, carismatico portiere della nazionale di calcio femminile. Le autorità sportive del Kenya (i 3/4 del medagliere potenziale di fondo, mezzofondo, siepi e maratona), hanno fatto sapere di «non voler mettere a rischio gli atleti se l’epidemia si aggraverà». Jessica Ennis- Hill, regina dell’hepthatlon, ha chiesto alla sua federazione di spostare gli allenamenti da Belo Horizonte e persino il Comitato Olimpico Usa lascia libertà di coscienza: «Chi non se la sente, resti a casa».
L’allarme a Rio è rosso. E per tranquillizzare gli animi, assieme alle squadre in giallo dei disinfestatori, sono scese nella trincea anti-zanzare le massime cariche dello Stato. «La Zika non è un problema olimpico, per il semplice motivo che i Giochi sono in agosto, quando da noi è inverno e l’Aedes Aegypti non si riproduce», minimizza il sindaco Eduardo Paes. Vero. Peccato che le uova siano in grado di sopravvivere un anno e «se la temperatura sale, come è capitato nel 2014, si schiudono in pochissimo tempo anche nei mesi freddi», spiega Denis Valle, entomologa della Oswaldo Cruz Foundation. La prova? I casi di Dengue (trasmesso pure lui dall’Aedes Aegypti) a Rio in agosto sono stati solo l’1% del totale nel 2012 e nel 2013, ma sono balzati al 6% nel 2014, quando ha fatto molto più caldo della media.
Meglio dunque prevenire, prosciugando i ristagni d’acqua dove crescono le larve.«Ogni famiglia dedichi 15 minuti a settimana a controllare la casa», raccomanda il ministro della Salute Marcelo Castro. Il presidente Rousseff, alla guida della crociata anti-Zika anche per far dimenticare i suoi guai giudiziari, è scesa nei particolari: «Il nemico è dappertutto: bisogna ispezionare i sottovasi, le gomme abbandonate, i tubi, le piscine e le cisterne».
Tutto il Paese è sul piede di guerra. «I tecnici passano ogni sera per controllare che non vengano lasciate pozze d’acqua – dice Pedro nella sede delle regate di Marina de Gloria – e le stesse verifiche sono fatte in tutti gli impianti». Si riempiono di disinfettanti gli acquedotti e i gosthbuster anti-zanzara bonificano preventivamente con nuvole di insetticidi le aree più affollate: «Me ne sono accorta alle sfilate di Carnevale al Sambodromo – racconta Claudia Duncan, ingegnere di 35 anni – quando al posto del solito puzzo di birra c’era un odore altrettanto nauseante di prodotti chimici». Domani, 50mila militari avvieranno una campagna sanitaria nelle zone più a rischio di Rio. Non proprio una passeggiata, visto che «in diversi quartieri gli addetti alla disinfestazione, in qualità di rappresentanti dello Stato, non sono proprio i benvenuti», ride Hermano De Castro, direttore della scuola di salute della Oswaldo Cruz.
Basterà a tranquillizzare gli atleti? Può darsi. Di sicuro, però l’effetto Zika ha già dato un duro colpo al turismo. «Per ora non abbiamo notizie di cancellazioni», assicura Mario Andrada, responsabile comunicazione del Comitato organizzatore. Ma gli operatori sul campo raccontano un’altra storia. «Il 15% dei clienti ha telefonato negli ultimi giorni per verificare se poteva rinunciare al viaggio, e da 2-3 settimane le prenotazioni sono ferme», spiega dagli Usa Anbritt Stengele, ad di Sport Taveller. Diverse agenzie locali interpellate da O Globo parlano senza mezzi termini di «“rischio catastrofe». Rio attende dal 5 al 31 agosto 500mila turisti. Ma diverse compagnie aeree hanno offerto il rimborso dei biglietti alle donne incinte «e visto che le Olimpiadi sono un viaggio per famiglie, e non per soli uomini come il Mondiale, i contraccolpi possono essere pesanti», conclude Stengele. Per il Brasile, travolto dalla recessione e dagli scandali, rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso. Per qualcun altro invece è già un affare. L’effetto Zika ha fatto schizzare alle stelle le vendite di insetticidi e repellenti. La Sc Johnson, produttore dell’”Off!”, aumenterà la produzione tra Brasile e Argentina del 500%. “Heavy duty”, l’implacabile anti-zanzare della Juno, è diventato sponsor e fornitore ufficiale della delegazione australiana ai Giochi. Un colpo di genio. Sempre che le Olimpiadi a Rio, nell’era della Zika, si tengano davvero.