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 2016  febbraio 14 Domenica calendario

Riad e Ankara sono pronte a mandare nuove truppe di terra in Siria. Ma Assad deve rispettare gli impegni

La Nato «non» amichevole» con la Russia. Negli anni, il gelido Dimitri Medvevdev ha imparato a modulare il tono della voce, ad inserire qualche pausa teatrale. «Diciamocelo con franchezza» – ha ragionato ieri dal palco della Conferenza di Monaco, rischiando di far cadere qualcuno dalla sedia – siamo tornati alla Guerra fredda e a volte mi chiedo se siamo nel 2016 o nel 1962». John Kerry, il Segretario di Stato americano ha cercato qualche minuto dopo di sdrammatizzare le parole del premier russo, ricordando che all’inizio degli anni ’60 Kennedy andò a Berlino e invitò «ad alzare gli occhi verso le speranze di domani». Ma» stata la presidente lituana Dalia Grybauskaite a restituire il clima vero di una fetta di paesi riuniti per la Conferenza sulla sicurezza. «La Russia Ñ ha scandito Ñ sta conducendo un’offensiva militare palese in Ucraina e in Siria. Non c’è niente di freddo in tutto ciò. È molto caldo». E il terreno di scontro più complesso su cui si stanno esercitando le forze in campo che affiancano le due vecchie superpotenze» palesemente la Siria. Tutti sembrano aver dimenticato il nemico comune in nome del quale si sta combattendo, almeno ufficialmente: lo Stato islamico.
La fragilissima promessa della fine delle ostilità entro sette giorni che aveva segnato l’avvio dei colloqui di Monaco» minacciata da una serie di incognite pesanti. In avvio di giornata, due notizie hanno appesantito il clima. Il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, ha detto alla Sueddeutsche Zeitung che il futuro della Siria non potrà che essere «senza Assad» e ha confermato che «se la coalizione guidata dagli Stati Uniti deciderà di impegnare forze speciali nella lotta contro l’Is in Siria, l’Arabia saudita» pronta a partecipare». Nel corso della giornata, si» aggiunta la notizia che i sauditi manderanno aerei da guerra alla base aerea turca di Incirlik. E poco dopo anche Ankara ha confermato la disponibilità a mandare truppe di terra. Gli americani hanno usato toni più concilianti, ma Kerry ha avvisato comunque i russi che «gli obiettivi devono cambiare», che i raid contro l’opposizione siriana «devono cessare». Ma se Assad – ha aggiunto – «non terrà fede agli impegni presi e l’Iran e la Russia non lo obbligheranno a fare quanto hanno promesso, la comunità internazionale non starà certamente ferma a guardare come degli scemi:» possibile che ci saranno truppe di terra aggiuntive».
Prudente la considerazione del responsabile russo degli Esteri, Sergej Lavrov, che ha quantificato in un «49 per cento» la possibilità che si raggiunga davvero un’intesa per far tacere le armi. Seduto accanto a lui, il suo omologo britannico Hammond ha tradotto il messaggio di Mosca in un numero più realistico: «Zero virgola». Un’impressione rafforzata dalle notizie che arrivavano ai ministri, agli ufficiali riuniti a Monaco via smartphone o sussurrati nelle orecchie dai consiglieri sempre aggiornati. In Siria le truppe di Assad, aiutate da russi, iraniani e libanesi, stanno avanzando inarrestabili. Secondo l’Osservatorio dei Diritti umani, le truppe lealiste di Assad si stanno muovendo velocemente verso Raqqa. Se la riconquistassero, sarebbe la prima volta dal 2014 e un serio ostacolo per l’operazione di terra minacciata da sauditi e turchi. I russi, poi, hanno continuato anche ieri a bombardare Aleppo, consentendo ad Assad di avanzare nelle aree a Nord della città, dove i combattenti alleati iraniani e libanesi stanno interrompendo la principale via di approvvigionamento che collega la Turchia alle forze di opposizione. In serata, si» saputo anche che i turchi hanno reagito bombardando degli avamposti curdi. Secondo la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, che cita fonti dell’intelligence, Mosca ha intenzione di intensificare gli attacchi pianificando una seconda base aerea in Siria: il numero dei jet da combattimento sarà triplicato da 40 a 120.