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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Niente bonus per i banchieri americani

Anche per i banchieri di Wall Street spirano venti di crisi. Così, nel 2015 caratterizzato dal declino del prezzo del petrolio, si sono contratti anche i bonus. È questo ciò che emerge analizzando i rapporti della Securities and exchange commission (Sec), la Consob statunitense, sugli stipendi dei top manager dell’industria bancaria. Per il 2016 i banker mettono già le mani avanti: «Sono possibili altri tagli».
I numeri
Nel 2014, a distanza di sei anni dal fallimento di Lehman Brothers, Wall Street decretò che l’austerità poteva terminare. La Goldman Sachs di Lloyd Blankfein e la J.P. Morgan di Jamie Dimon infatti alzarono i salari, in media, del 20%, con una prevalenza per le fasce con meno esperienza. «Un modo per fidelizzare i giovani in un mercato sempre più competitivo», dissero gli analisti. Nel 2015 qualcosa è cambiato. I profitti non restano un problema, per ora, ma si è deciso di dare una sforbiciata su tutti i livelli.
La situazione a Goldman Sachs è la più emblematica. Nel 2015 il suo amministratore delegato, tra stipendio e bonus, ha guadagnato 23 milioni di dollari, il 4% in meno rispetto all’anno precedente, quando aveva racimolato 24 milioni. Un milione in meno anche per il presidente Gary Cohn, passato da 22 milioni di dollari a 21. E la stessa sorte è capitata al resto della fascia alta del management, ovvero Harvey Schwartz, direttore finanziario, e Michael Sherwood, vice di Blankfein. Per entrambi un milione di dollari tagliato nell’arco di 365 giorni. A salvarsi è stato solo Martin Chavez, Chief information officer, che non ha visto alcuna decurtazione, complice la esplicita volontà di Blankfein di puntare sulla sua unità per il futuro della società.
Nel complesso, a Goldman Sachs, i dipendenti hanno guadagnato meno rispetto al 2014. Il salario medio per l’anno appena chiuso è stato di 344.510 dollari, quasi 30mila dollari di calo in soli 12 mesi. Il monte stipendi è invariato, 12,68 miliardi di dollari, ma si è diluito. Da un lato, perché è cresciuto il numero di posizioni su base annua, circa dell’8%, per complessive 36.800 unità, ma dall’altro perché alcune divisioni hanno avuto significativi ridimensionamenti. La scelta di Blankfein è stata chiara: privilegiare l’unità più profittevole, il private wealth management, a discapito del trading desk.
Tagli anche a Morgan Stanley. L’amministratore delegato James Gorman è stato retribuito 21 milioni di dollari nel 2015, contro i 22 del 2014. Tutto il management ha subìto una riduzione nella parte variabile dello stipendio, in genere la fetta più corposa, a seguito della congiuntura sfavorevole. I timori di una nuova recessione dovuta all’andamento del prezzo delle materie prime energetiche ha pesato sul comitato remunerazione della maggior parte dei colossi di Wall Street. A tal punto che in una conferenza telefonica con gli analisti che seguono il titolo in Borsa, avvenuta la scorsa settimana, Gorman non ha usato mezze parole per tracciare il percorso nel 2016. «Dobbiamo prepararci a ulteriori misure in tal direzione, dato che nessuno è immune ai venti negativi che stanno spirando in modo diffuso su scala globale», ha detto. C’è quindi da attendersi che anche quest’anno i dipendenti dell’industria bancaria statunitense guadagnino meno rispetto al passato.
I più colpiti
Lo stesso concetto è stato illustrato da altri tre colossi bancari poche settimane fa. Il direttore finanziario di J.P. Morgan, Marianne Lake, pressato dagli analisti ha ammesso che non ci sarà un’inversione di tendenza. «Per noi il settore più colpito è stato quello obbligazionario, e non ritengo credibile un ritorno al livello segnato nel 2014 in tempi brevi», ha spiegato. Più lapidario il numero uno di U.S. Bancorp, Richard Davis. Dopo aver comunicato che non sarà pagato il 100% della riserva bonus prevista per il 2015 per la prima volta in dieci anni, ha aggiunto che non può garantire che sarà pagato alcun bonus nell’anno in corso. Il tutto mentre continua il trend iniziato da Citigroup l’anno scorso. Anche per il 2015 si è sforbiciato su bonus e benefit. La ristrutturazione della banca guidata da Michael Corbat continua.
Secondo i calcoli della principale società di reclutamento nel settore bancario, Options, sono quattro le divisioni che hanno visto le contrazioni di stipendio e bonus più marcate. Al primo posto dei ribassi troviamo le unità che si occupano di cartolarizzazioni, meno 17% rispetto al 2014. Al secondo, col -15%, i desk del credito. Al terzo, con una flessione del 10%, le commodity. Infine, gli Emergenti, con una diminuzione a una sola cifra, meno 5 per cento. Come ha spiegato Options Group, «se il prezzo del petrolio non si stabilizzerà intorno a sopra quota 50 dollari al barile, è difficile che non ci sia una reazione a catena anche nei settori finora salvati dai tagli, come i desk dell’azionario». Il realismo è arrivato a Wall Street.