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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

C’è un buco da 40 milioni: un’inchiesta mette nei guai i vertici dell’Inps

Sul tavolo del presidente dell’Inps Tito Boeri c’è un dossier che lo angustia non poco, la relazione riservata che ha chiesto l’ex direttore centrale delle entrate previdenziali Antonello Crudo. Il report riguarda il presunto buco da circa 40 (quaranta!) milioni di euro nelle entrate previdenziali creato dall’Enel con l’esodo incentivato di circa 15 mila lavoratori avvenuto tra il 2006 e il 2015.
Il principale motivo di ansia per Boeri è il fatto che dal 2006 al 2014 a capo delle Risorse Umane Enel ci fosse Massimo Cioffi, il suo attuale braccio destro, da lui fortemente voluto come direttore generale dell’Inps. Un uomo che, come vedremo, è direttamente coinvolto negli accertamenti in corso sulla sua vecchia azienda.
Tanto che del suo presunto conflitto d’interessi si sta occupando la procura di Nocera Inferiore (Salerno).
LA STORIA
«Questa parte dell’indagine è ancora coperta dal segreto istruttorio. Stiamo lavorando» ci ha riferito il pm Roberto Lenza. E il buco da 40 milioni? «Dobbiamo verificare se ci sia un’ipotesi di questo tipo».
Quale reato si può ipotizzare in casi come questo? «A livello penale il conflitto d’interessi potrebbe configurare un abuso d’ufficio. Però stiamo parlando in termini teorici»«. È vero che ci sono state pressioni dall’interno sugli accertamenti dell’Inps? «È oggetto di attenzione» ha tagliato corto Lenza.
Quindi ha concluso che i tempi per chiarire questa vicenda «saranno brevissimi» e non ha escluso l’invio di nuovi avvisi di garanzia. Tutto è partito da un’indagine del 2012 su assunzioni fittizie in aziende dell’agro nocerino, mentre il filone Enel è entrato nell’inchiesta solo successivamente.
I magistrati hanno chiesto la prima documentazione alla Direzione centrale entrate nel novembre scorso. Il tema del presunto conflitto d’interessi di Cioffi è stato affrontato da Libero a dicembre, quando però non erano ancora definitivi gli importi calcolati dagli ispettori e l’ammanco per le casse sembrava di “soli” 20milioni.
LA TESTIMONIANZA
Due settimane fa a Nocera è stata raccolta la testimonianza fiume (quasi dieci ore) resa dal direttore della Vigilanza Fabio Vitale. Il dirigente si è presentato di buon ora con una cartellina piena di documenti e ha portato in procura i dati aggiornati al 13 gennaio sulla presunta evasione contributiva dell’Enel ai tempi in cui Cioffi era il capo del personale della compagnia elettrica.  
In una tabella erano evidenziate le voci che avrebbero causato il buco: dalle mensilità aggiuntive al tfr, tutti capitoli su cui non sarebbero stati pagati i contributi. Vitale era già stato ascoltato dagli inquirenti lo scorso 13 novembre, ma in quell’occasione si era limitato a dare risposte di circostanza agli investigatori.
Anzi, appena uscito dal portone della procura, aveva inviato a Cioffi un sms di poche battute in cui gli riferiva di aver ricevuto domande sulla vicenda Enel, ma di aver dato scarne spiegazioni.
Quando Cioffi ha letto il messaggino non deve aver pensato a un gesto cameratesco o cavalleresco, ma a una specie di trappola, un modo per farlo apparire interessato a un’indagine che lo riguardava da vicino. E per questo ha denunciato a Nocera il collega con l’accusa di violazione del segreto investigativo.
DIRIGENTI INTERCETTATI
Una mossa che ha messo in difficoltà Vitale, finito, come diversi altri dirigenti dell’istituto, sotto intercettazione. Infatti, ascoltandolo parlare al cellulare, i carabinieri che investigano si sono accorti che il dirigente non aveva raccontato tutto quello di cui era a conoscenza e che al contrario non aveva rivelato quasi niente.
E così, Vitale è stato risentito, sempre in veste di testimone e non in quello di indagato, quindi senza avvocato e senza possibilità di mentire. Il suo racconto è partito dal giorno in cui è diventato direttore della Vigilanza, nel settembre 2014. All’epoca erano già in corso dal 2013 gli accertamenti sull’esodo del personale Enel tra il 2006 e il 2011 (la prima fase delle verifiche).
Il 15 dicembre 2014 la Direzione generale entrate riconosce la fondatezza dell’esito dei controlli e rinvia alla discrezionalità della Vigilanza il prosieguo dell’attività. Vitale decide di estendere gli accertamenti a tutte le società del gruppo Enel. A questo punto il dirigente avrebbe ricevuto uno strano consiglio: «Nei giorni successivi, la rappresentante di Confindustria in Inps, mi rappresenta, informalmente, la inopportunità di continuare tali accertamenti soprattutto alla luce del fatto che il nuovo direttore generale dell’Inps sarebbe stato l’ex capo del personale dell’Enel» ha raccontato alla polizia giudiziaria Vitale.
LE PRESSIONI DI CIOFFI
In effetti il 27 febbraio 2015 Cioffi viene nominato dg. Dopo circa quindici giorni Vitale lo informa sommariamente degli accertamenti in corso su Enel. In quella circostanza, secondo Vitale, Cioffi gli avrebbe risposto: «Bene, fai tutto quello che bisogna fare».
Il successivo incontro tra i due per trattare l’argomento non sarebbe avvenuto nella sede dell’istituto, ma in un bar di Piazza di Pietra a Roma e qui, secondo il testimone, l’atteggiamento del dg sarebbe completamente cambiato: «Attenzione a quello che fai con l’attività di accertamento perché rischi di prendere una sportellata» avrebbe sibilato. Quindi avrebbe specificato che «sulla vicenda si stava facendo parecchia confusione e che come Enel avevano ben operato e non era necessaria tutta quella attenzione e che in uno dei successivi ricorsi Enel avrebbe dimostrato la fondatezza della sua versione».
Vitale avrebbe replicato che gli elementi a favore dell’Inps erano schiaccianti, ricevendo questa replica: «Vedi tu,ma fai molta attenzione». In estate Cioffi avrebbe spinto Vitale a prendere contatti col responsabile dei Rapporti istituzionali Enel, invitandolo a «trovare una soluzione alla vicenda».
Tra il portavoce della compagnia elettrica e il capo della Vigilanza ci fu un solo incontro, del tutto interlocutorio. Anche perché a settembre lo stesso Cioffi firma la sospensione di Vitale per 120 giorni per alcune presunte violazioni amministrative risalenti al periodo in cui lavorava in Toscana.
Una decisione che il capo della Vigilanza ha collegato alla sua attività ispettiva. «L’Inps poteva limitarsi a una semplice multa, come si fa nella maggior parte dei casi simili al mio, e invece io e il capo degli ispettori siamo stati sottoposti persino a un audit interno.
Non è mai successo nella storia dell’istituto che un direttore centrale della vigilanza fosse messo sotto esame per un’attività condotta con la massima sollecitudine e trasparenza» è sbottato in procura.
Per il capo della Vigilanza a essere censurabile non è il suo lavoro, ma il fatto che i ricorsi dell’Enel siano stati tenuti fermi dalla Direzione centrale entrate dal febbraio al novembre 2015, cioé a partire da quando Cioffi era diventato dg.
Nello stesso periodo (marzo 2015-gennaio 2016) la Direzione vigilanza è, invece, riuscita a concludere le ispezioni in 13 societa del gruppo Enel,a redigere i verbali e a far le notifiche. Insomma la pratica Enel avrebbe proceduto spedita in un ufficio e in un altro sarebbe rimasta ferma per mesi come su dei binari morti.
GLI ULTIMI CALCOLI
Agli investigatori Vitale ha denunciato anche un’altra circostanza.Nel novembre scorso, mentre era in “quarantena”, avrebbe incontrato Cioffi nello stesso bardi Piazza di Pietra e il dg gli avrebbe “suggerito” di lasciare la Vigilanza, non potendo più ricoprire quel ruolo a causa della sospensione e in cambio gli avrebbe proposto di guidare un progetto, non una direzione, sulla gestione dei crediti contributivi non riscossi dall’istituto.
Vitale in procura ha fatto sapere di aver rifiutato l’offerta edi essere tornato al suo posto lo scorso 18 gennaio. Quando gli ispettori gli hanno consegnato il calcolo definitivo delle contestazioni addebitabili a Enel per il periodo 2011-2015: un conto di 35.359.655 euro, ai quali si dovrebbero aggiungere altri 5 milioni di euro relativi all’accertamento precedente (2006-2011).
Un totale di oltre 40 milioni di evasione contributiva in cui gli ammanchi maggiori provengono da Enel distribuzione (19 milioni), Enel Produzione (6.5) ed Enel Italia (3). Vitale alla fine dell’incontro ha invitato gli inquirenti a non interessarsi solo degli eventuali profili penali della vicenda: «Qui bisogna considerare se Cioffi abbia i requisiti di legge per ricoprire quell’incarico. Infatti oltre a non essere un dirigente generale Inps, visti i dati che vi ho consegnato, risulta davvero difficile considerarlo un esperto di materia previdenziale, altro requisito fondamentale per la nomina». Le sue parole non mancheranno di far rumore.