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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Viaggio nelle fabbriche fantasma dove si producono falsi nocivi tossici: dall’infasil al calgon (per un giro d’affari da 7 miliardi)

Confezionavano l’Infasil, il detergente intimo più conosciuto e utilizzato in Italia, in uno stabilimento improvvisato, dove si lavorava al di fuori di qualunque norma igienica. Nella stessa stanza, solo pochi metri più in là, producevano liquido anticorrosivo, venduto come Mr Muscolo, e un anticalcare per lavastoviglie, identico al Calgon, miscelando polveri provenienti da Hong Kong ad acqua del rubinetto. Scarti e residui ovviamente venivano sversati nel water e quindi nella fognatura senza alcun tipo di filtro. A scoprirlo è stata la compagnia di Afragola della Guardia di Finanza, solo poche settimane fa. Accanto alla fabbrica illegale di saponi, shampoo e detersivi, un’altra azienda fuori legge fondeva a cielo aperto alluminio e altri metalli per fabbricare e laccare pentole e maniglie. I lavoratori, tutti italiani, per 200 euro al mese lavoravano 10 ore al giorno respirando fumi tossici. Poi un deposito di abiti contraffatti, una ditta che confezionava vestiti con dipendenti rigorosamente a nero e tutto intorno un cimitero di auto in abbandono, con carburante e lubrificanti che colavano direttamente nel sottosuolo: un pezzo di inferno da terzo mondo nel comune di Sant’Antimo, a nord di Napoli, al confine con la provincia di Caserta, in un territorio ad altissima infiltrazione camorristica.
Da quel polo industriale fuori legge sono partite milioni di confezioni di detersivi, cosmetici e prodotti per l’igiene della casa contraffatte e poi vendute in negozi, bancarelle e piccoli supermercati di tutta la Campania, oltre che di Toscana e Lombardia. E forse di tutto il resto d’Italia. La punta, molto pericolosa, di un iceberg contro cui l’Italia rischia di schiantarsi come il Titanic.
L’industria del falso negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale. Se si guardano i prodotti sequestrati dalla sola Guardia di Finanza si passa dai 34 milioni di pezzi del 2003 ai 130 milioni del 2013; di questi, 6,5 milioni di confezioni sono proprio detersivi e cosmetici.
Il giro d’affari della contraffazione nel nostro Paese ammonterebbe a circa 7 miliardi di euro. Uno studio del Censis, commissionato dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha quantificato in quasi 5 miliardi di euro il mancato gettito fiscale che ne consegue ogni anno. Per non parlare dei danni che i prodotti taroccati rischiano di provocare alla salute dei consumatori.
I Finanzieri, all’interno dello stabilimento abusivo di Sant’Antimo hanno trovato macchinari di ottima qualità, centinaia di migliaia di contenitori e di etichette Infasyl identiche alle originali, migliaia di pezzette Scotch Brite contraffatte, 31.000 litri di liquido anticalcare che presto sarebbe finito in 120 mila flaconi di falso Calgon e 7 persone al lavoro, a cui sono stati contestati i reati di frode in commercio e contraffazione.
I responsabili, titolari di un’azienda “pulita” con sede a San Nicola La Strada, in provincia di Caserta, erano già stati beccati meno di un anno fa in fragranza di reato. Allora, lo stabilimento abusivo in cui operavano era qualche chilometro più a sud, nel comune di Arzano. Ma il sistema che utilizzavano era lo stesso: i prodotti contraffatti erano Napisan, bagnoschiuma e shampoo Palmolive, rasoi Gilette e ancora una volta l’anticalcare Calgon. Anche i clienti probabilmente sono gli stessi. Difficile scoprirlo. Per rendere più complicata la ricostruzione della filiera, infatti, la merce contraffatta di solito non viene spedita direttamente a chi l’ha acquistata, ma inviata presso i depositi di corrieri più o meno noti, dove chi va a ritirarla lascia meno tracce possibili.
Ma di fronte al rischio di acquistare un prodotto il cui contenuto non è stato controllato da nessuno, che armi abbiamo per difenderci? La prima regola è quella di non fidarsi mai di canali commerciali in cui si applicano abitualmente sconti che vanno oltre il 30-35%. È bene, poi, controllare l’etichetta. I falsari la incollano a mano: per questo spesso non è centrata o stesa alla perfezione. Cercate la dicitura “prodotti destinati all’Italia”, se non c’è o se c’è ma poi è seguita da scritte in lingue straniere, probabilmente, abbiamo tra le mani un falso.
Bisogna controllare anche la quantità del contenuto dei flaconi. L’imbottigliamento automatico è costoso, per questo chi bara ne fa a meno e non riesce a versare sempre la stessa quantità di liquido. Inoltre, la qualità dei contenitori è scadente, al tatto è meno liscia, e spesso finisce col provocare rigonfiamenti.
Un altro elemento che dovrebbe metterci in guardia è il tappo di sicurezza. La legge vuole che per i prodotti di igiene personale e della casa ci sia il tappo “spingi e apri” per salvaguardare i bambini. Ma costa troppo e i falsari non lo usano.
Infine, nel caso delle spugnette abrasive gialle e verdi, dovete ricordare che quelle originali della 3M hanno un logo di colore nero impresso sulla parte gialla che non scolorisce mai.