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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Beppino Englaro spera ancora nella nuova legge sul fine vita. Aspettando il 2 marzo

Beppino Englaro negli ultimi 24 anni ha percorso migliaia di chilometri per incontrare persone pur rimanendo fermo allo stesso punto: “La vicenda di Eluana ha riguardato sempre e solo l’autodeterminazione terapeutica e non l’eutanasia – chiarisce -. È un semplice ‘no, grazie’ all’offerta terapeutica. Lasciate che la morte accada”.
Solo il 9 febbraio 2009 sua figlia riuscì finalmente a trovare la pace.
L’allora segretario del Pd Walter Veltroni dichiarò: “Questa drammatica vicenda dimostra come sia necessaria, in tempi brevi, una legge giusta sul testamento biologico che il nostro Paese attende da troppi anni”. Anna Finocchiaro a fine seduta “onoreremo il nostro impegno. Si continui il dibattito domani per raggiungere in tempi brevi un provvedimento legislativo”. Sono trascorsi sette anni senza che accadesse nulla.
Il prossimo 2 marzo il Parlamento italiano avrà nuovamente la possibilità di legiferare dopo le accuse di “sentenze creative riguardo a temi etici sensibili non di loro competenza” che l’allora assise parlamentare mosse alla magistratura. Due anni fa Giorgio Napolitano da presidente della Repubblica disse che “il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee su questa materia”.
Englaro, sembra dunque arrivato il giorno in cui il Parlamento si accinge a compiere il dovere di fare una legge sul testamento biologico e il fine vita.
La vicenda della nostra famiglia in fondo è servita a far percepire che questo tema è un argomento che riguarda tutti i cittadini. Serve una legge per evitare tragedie nelle tragedie come per Eluana.
Sulla proposta di legge di iniziativa popolare – depositata nel 2013 – si sono espressi favorevolmente 237 parlamentari tra Camera e Senato. Pensa sia un segnale positivo?
La questione è vedersi garantiti diritti fondamentali insiti nella nostra Costituzione. Diritti già chiariti in maniera esemplare nelle sentenze dei massimi organi giurisdizionali, quella della Corte suprema di Cassazione del 16 ottobre 2007, del Consiglio di Stato del 2 settembre 2014 e nel Decreto della corte d’Appello di Milano del 9 luglio 2008.
Certamente il segnale è confortante. Auguriamoci che ne esca una legge semplice, chiara e comprensibile per tutti. Nel corso dei miei incontri informativi non manca mai la domanda “a quando la legge?”
Dal suo punto di vista qual è oggi, rispetto ad allora, lo stato di consapevolezza e conoscenza sull’argomento?
Siamo passati dal quasi zero del lontano 1992 al buon livello attuale.
La questione del testamento biologico resta tuttavia nel limbo dell’incompletezza.
Questo è vero, nonostante nel corso degli anni diverse migliaia di cittadini abbiano chiesto alle amministrazioni comunali di venire loro incontro nell’istituire il registro del testamento biologico. Il Fvg tra l’altro ha portato avanti una legge per raccogliere tutti i comuni in un unico registro.
Lei crede che i parlamentari potrebbero considerare anche i testi delle sentenze per legiferare?
Non posso che augurarmelo. Spero che oggi siano più saggi di allora quando addirittura venne sollevato un conflitto di attribuzione con la Corte suprema di Cassazione. La risposta di Vincenzo Carbone – primo presidente – fu esemplare nel sottolineare “che la Cassazione non aveva in alcun modo travalicato il proprio specifico compito di rispondere alla domanda di giustizia del cittadino assicurando la corretta interpretazione della legge nel cui quadro si collocano in modo primario i principi costituzionali e la convenzione di Oviedo”.
Il testo che approderà alla Camera sancisce il diritto di un paziente maggiorenne a decidere per l’interruzione o rifiutare l’inizio di un trattamento sanitario, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale così come della terapia nutrizionale.
La magistratura non si è mai sognata di non lasciare al Parlamento l’ultima parola riguardo a temi etici molto sensibili come l’autodeterminazione. Nelle due sentenze già citate è lampante la corretta interpretazione della Costituzione e degli accordi sovranazionali. Ora non resta che attendere l’eventuale differenza di interpretazione che verrà fatta in sede parlamentare. Se il risultato fosse una legge che discrimina i cittadini e non rispetta i loro convincimenti etici e culturali agli stessi non resterebbe che mandare a casa quei politici, il prima possibile.