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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

«Non ci sono solo i talent, esiste un altro modo per arrivare al successo che è quello di studiare e impegnarsi». Parola di Gaetano Curreri, leader degli Stadio

Era l’anno del curriculum televisivo: 12 dei 20 cantanti in gara erano stati giudici o concorrenti in un talent. E a vincere, con «Un giorno mi dirai» sono stati quelli che la televisione non l’hanno mai fatta. «Non si è costretti a passare dai talent show, esiste un altro modo che è quello di studiare e impegnarsi. Siamo di un’epoca diversa, ma le nostre canzoni sono più famose di noi: una cosa bellissima per un musicista», dice Gaetano Curreri, leader degli Stadio.
Una rivincita per i Sanremo sfortunati del passato?
«Eravamo abituati agli ultimi posti. Questa vittoria è inaspettata. Non avevamo la progettualità di uno che va per vincere».
Avevate presentato «Un giorno mi dirai» anche l’anno scorso ed era stata scartata. Nemmeno questa è una rivincita?
«Rimasi deluso, ma a mente fredda dico che è andata bene così. Non avevamo un disco pronto e avremmo dovuto pubblicare una raccolta. Questa volta abbiamo avuto tempo per lavorare alle nuove canzoni e adesso abbiamo un album intero, «Miss nostalgia». La canzone che mandammo a Conti era una demo senza strumenti veri. La differenza l’ha fatta il fatto che quest’anno l’hanno suonata gli Stadio».
Eppure le band non se la passano benissimo...
«Adesso che i Pooh lasciano, abbiamo il dovere morale di portare avanti la storia dei gruppi. Nei gruppi ci sono pezzi di vita, sono come piccole società. La moda dei talent per anni ha fatto ostruzionismo. Auguro ai Dear Jack, di cui ho indossato la spilletta in questi giorni, di poter ripartire da questo ultimo posto. Dovrebbero trovare un Lucio Dalla che gli insegna e un Vasco che li supporti come è successo a noi».
Sono anche i due padrini di questa vittoria. Vasco ha tifato per voi e vi ha mandato un clippino beneaugurante...
«Dopo la finale mi ha chiamato per dirmi “lo sapevo”. Ci siamo conosciuti da ragazzini a Modena. Arrivavo da Vignola in moto con un amico, eravamo i montanari. La nostra collaborazione è di lunga data e continua nel tempo: adesso lui partecipa a una canzone del nostro album».
Lucio Dalla era con voi sul palco nella sera delle cover…
«La prima sera avevo cantato male. Ero impacciato. Giovedì ho iniziato a cantare molto meglio. È come se lui da lassù mi avesse tirato una zoccolata delle sue, che mi ha sbloccato. Come dice Vasco, lui era il capofamiglia, non si può sostituire certo adesso che non c’è più».
Lei non ha figli, come entra nel ruolo del papà della canzone?
«Non ho figli, ma conosco tanti padri che spesso mi dicono di parlare con i loro figli perché immaginano che uno che scrive canzoni d’amore possa aiutarli a capire certi sentimenti».