Corriere della Sera, 15 febbraio 2016
Salvarsi dalla leucemia uccidendo i macrofagi. Lo hanno scoperto al San Raffaele
Di solito si usano farmaci, chemioterapici e anticorpi monoclonali, che distrug-gono le cellule tumorali. Nei casi più gravi si può pensare al trapianto di midollo osseo, o anche di staminali. Queste sono oggi le possibilità di cura per chi si ammala di leucemia linfatica cronica. Ma adesso si profila una via alternativa, messa a punto da ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano: far terra bruciata attorno al tumore, distruggendo i macrofagi, cellule del sistema immunitario che, in teoria, hanno il compito di eliminare le cellule tumorali, ma in pratica ne favoriscono la crescita. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista medica Cell Reports. La leucemia linfatica cronica colpisce 10 persone su 100 mila in Italia, soprattutto adulti, oltre i 60 anni: è il tumore del sangue (interessa certi globuli bianchi) più diffuso in Occidente. Qualche volta la malattia non è molto aggressiva (per questo si aspetta di vedere come evolve), altre volte invece sì: per questo si stanno studiando nuove terapie. I ricercatori del San Raffaele, con il supporto dell’Asso-ciazione nazionale per la ricerca sul cancro, hanno focalizzato l’attenzione sul microambiente in cui il tumore cresce. «Abbiamo visto che la malattia non progredisce, o addirittura regredisce, quando i macrofagi vengono tolti di mezzo» spiega Maria Teresa Sabrina Bertilaccio, ricercatrice al San Raffaele, una delle autrici del lavoro. Le sperimentazioni sono in corso, per verificare se questi farmaci possono davvero migliorare la sopravvivenza dei pazienti.